C’ERA UNA VOLTA UN FIUME Diane Setterfield

C’ERA UNA VOLTA UN FIUME, di Diane Setterfield

Uno degli ultimi libri acquistati è questo romanzo di Diane Setterfield, l’autrice di La Tredicesima Storia perché mi ero lasciata attrarre dalla lettura della trama.
Una sera di dicembre del tardo ‘800, in una locanda sul Tamigi, lo Swan, Il Cigno, nei pressi di Oxford, giunge un uomo ferito con, tra le braccia, una bambina, all’incirca di 4 anni, priva di sensi.
C'era una volta un fiume Diane Setterfield
L’uomo viene fatto adagiare in una stanza e la bambina, apparentemente esanime, invece, in un deposito attiguo.
Chiamata l’infermiera del paese, Rita, l’uomo soccorso, ha buone possibilità di farcela, nonostante il volto tumefatto e lo stato pietoso in cui versa. La bambina, invece, ormai dichiarata morta, attira la curiosità della donna, che, recatasi nel freddo deposito, ritorna nella locanda con la piccola rediviva, attirando lo stupore generale, se non le più fantasiose congetture.
Arrivata la notizia in paese, ben tre famiglie reclamano la piccola come propria: una giovane coppia a cui due anni prima era stata rapita la loro figlioletta di 2 anni; una seconda famiglia il cui figlio maggiore aveva intrecciato una relazione clandestina e avuto anch’egli una figlia della stessa età; l’umile domestica del pastore, che dichiara trattarsi della sua sorellina Anne. Il problema però è che la piccola è muta e non è in grado di chiarire la sua identità, per cui, inizialmente, viene presa dalla giovane coppia benestante, la cui madre è certa trattarsi di sua figlia Amelia.
Una serie di avvenimenti concatenati si avvicenderà attorno all’ignota bambina…
C’ERA UNA VOLTA UN FIUME vorrebbe essere una storia appartenente al filone del Gothic Novel, per i misteri di cui è avvolta. Tutta l’atmosfera è intrisa dell’elemento fosco e cupo, anche se non mancano sprazzi di luce positiva come il personaggio di Robert Armstrong e i coniugi Vaughan o gli stessi proprietari dello Swan, la locanda dove riparano l’uomo ferito e la bambina; la stessa infermiera Rita e il suo paziente lo sono.
Ma, per quanto la Setterfield ci abbia provato, a rendere cioè questo romanzo intrigante e appassionante col suo mix di mistero e di oltremondano, non è riuscita, secondo il mio parere, a produrre qualcosa di veramente memorabile, che entra in profondità e lascia un segno dentro.
Quando l’ho letto, mi è sembrato piuttosto la brutta copia di un romanzo, più sdolcinato e femminilizzato, di Dickens, senza però mai raggiungerne le vette emotive tipiche e proprie del grande romanziere inglese. Non perché sia scritto male, ma semplicemente perché non mi è sembrata una storia sviluppata in maniera soddisfacente, nonostante le ben 508 pagine. Ciò non toglie che non si possa leggere, essendo una scrittura, quella dell’autrice, scorrevole e gradevole, ma solo come lettura di evasione, che potrebbe andare benissimo anche sotto l’ombrellone di un’estate ormai prossima, sempre ammesso che sia possibile viverla, più o meno, come gli anni trascorsi.
Recensione di Lena Merlina

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