
CENERE, di Grazia Deledda

Poesia nelle “ricordanze” di un’anima sarda.
Pagine pervase di vita nonostante la miseria ed il degrado di una dura Sardegna, fatta di gente che, “non potendo percuotere il proprio destino”, bastona le donne, i fanciulli, le bestie e che crede di essere nata per soffrire, che non si muoia comunque di dolore e che tutto sia nelle mani di Dio.
Anania non ama questa gente, eppure la sente attaccata alla sua esistenza “come il musco alla pietra”. In queste pagine il desiderio struggente per la madre e tutta la complessità del rapporto tra una madre ed un figlio.
… E se “l’uomo è una vana fiamma che passa nella vita e incenerisce tutto ciò che tocca”, spegnendosi poi quando nulla ha più da distruggere, ci piace che Grazia Deledda ci abbia ricordato che fra la cenere covi spesso la scintilla, ovvero “il seme della fiamma luminosa e purificatrice” che ancora ci farà sperare e amare la vita.
Di Silvana Stoico
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