BELLEZZA E TRISTEZZA Yasunari Kawabata

BELLEZZA E TRISTEZZA, di Yasunari Kawabata (Einaudi)

Leggere Kawabata per me è sempre come tornare a casa. La sua scrittura perfetta, il suo stile asciutto ma denso, lo rendono tra le voci più belle e significative della letteratura giapponese.

Consiglio sempre, a chiunque mi chieda come approcciarsi ai giapponesi, di leggere Mishima e Kawabata e dopo, solo dopo, lasciarsi trascinare nei mondi onirico di Murakami Haruki o nelle storie grottesche di Natsuo Kirino

Bellezza e tristezza è la storia di una catena di ossessioni che si rincorrono in un gioco di piani sequenza lungo una vita.

Si parla di amore, di perdita, di odio e vendetta. Nel libro c’è tutto e il suo contrario: l’amore eteroaffettivo e omoaffettivo, la contemplazione pacifica della natura e la paura per le sue manifestazioni. L’arte che cura ma anche il talento che corrode.

Ma soprattutto, come sempre in Kawabata, è potente il tema del tempo che passa e lascia dietro di se feriti e morti come un uragano implacabile.

Per chi, come me, ha una fascinazione per il Kansai, le descrizioni dei quartieri di Kyoto e del giardino zen sono fotograficamente perfette.

Il libro è del 1965 e quindi fa parte della produzione matura dell’autore che si ucciderà nel 1972.I temi più importanti della sua narrativa sono tutti presenti ma in qualche maniera attutiti da una vecchiaia che Kawabata sente arrivare e che deciderà di non vivere.

Da leggere perché senza di lui e senza Mishima la letteratura giapponese degli ultimi cinquanta anni probabilmente non esiterebbe.

Recensione di Annachiara Falchetti

BELLEZZA E TRISTEZZA Yasunari Kawabata

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