AL TEMPO DI PAPÀ Jiro  Taniguchi 

AL TEMPO DI PAPÀ, di Jiro  Taniguchi  (Panini Comics)

 

 

Jiro  Taniguchi è uno di quegli autori a cui ho sempre mirato, nonostante sia la prima opera letta da me ho sempre nutrito grandi aspettative sui suoi lavori, mosso dai consigli di persone care e di mio fratello che mi ha quasi obbligato a prenderlo.

La storia inizia a Tokyo con una telefonata ma si svolge quasi interamente a Tottori (città natale di Taniguchi) ed è ambientata negli anni ’90 più o meno, Yoichi Yamashita il protagonista riceve una telefonata in cui gli viene riferita la morte di suo padre Takeshi, e in vista del funerale dovrà fare ritorno a Tottori nel quale manca da moltissimi anni poiché utilizzando la scusa degli impegni lavorativi Yoichi si è tenuto lontano dal suo passato e dai legami della sua famiglia come sua sorella Haruko e lo zio materno Daisuke che racconterà la storia che Yoichi stesso ha sempre ignorato.

 

 

 

Bastano poche pagine per rimanere coinvolti nella storia creata da Taniguchi, un pavimento soleggiato, un bambino che gioca e il ricordo di un genitore legato ad un momento felice, l’autore crea subito un legame Intimo con chi legge, tra nostalgia e ricordi d’infanzia, ma è solo l’inizio, Yoichi tornando nella sua città Natale dovrà fare i conti con quello che si è lasciato alle spalle, e tramite lo zio Daisuke durante la veglia funebre e i flashback rivivremo per intero la storia che ha portato il protagonista ad allontanarsi sempre di più dalla sua famiglia.

Taniguchi è un autore che per tratto e tipologia di storie è molto vicino alle graphic novel occidentali, in particolare al fumetto Francese, affrontando temi come la separazione, l’abbandono, la crescita personale e i rapporti umani, sullo sfondo del Giappone del dopoguerra, inserendo anche l’incendio del 1952 di Tottori realmente avvenuto, il quale nella nostra storia segnerà un  cambiamento importante.

 

 

Al tempo di papà è una storia ricca di spessore, dramma e malinconia, capace di far riflettere sull’importanza e sulla complessità dei rapporti umani, dove una separazione crea una frattura nel rapporto padre e figlio, il quale mosso dall’egoismo si allontana, per poi tornare e scoprire che molte cose non erano come le ricordava o come pensava che fossero, personalmente questa storia l’ho sentita abbastanza vicina, anche io sono andato via di casa abbastanza presto e mi sono costruito una vita in un posto abbastanza lontano da dove sono nato e cresciuto, e mi ha fatto riflettere dell’importanza di “tornare” e di parlare con le persone care che non si possono vedere tutti i giorni, di risolvere le questioni in sospeso e dire quello che si prova sempre.

 

Recensione di Pierpaolo Errico

AL TEMPO DI PAPÀ Jiro  Taniguchi

 

 

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