SULLA PIETRA, di Fred Vargas (Einaudi – giugno 2024)
Noi lettori appassionati di Adamsberg abbiamo atteso a lungo questo ritorno… anni e anni con la paura che lei avesse deciso di “metterlo da parte”, senza però crederci sul serio.
Poi un bel giorno l’attesa si è fatta frenetica perché avevamo una data! C’era una certezza: un ritorno, quasi sicuramente col botto! E così è stato…
La Vargas non delude nemmeno stavolta.
Ho storto un po’ il naso quando il mio adorato (almeno quanto Adamsberg) Danglard non era al centro della scena come al solito ma, devo dire di essere contenta per aver dato fiducia alla nuova “squadra” che lavora in questo romanzo.
Andiamo con ordine però; non facciamoci prendere troppo dall’emozione di questo ritorno.
La vicenda non è ambientata a Parigi, per questo Danglard si sente poco.
Adamsberg, la sua fama, le sue nuvole e buona parte della sua squadra si trasferiscono temporaneamente in Bretagna per indagare su misteriosi e superstiziosi casi di omicidio in aiuto dalla squadra locale e del suo commissario Matthieu.
Io so già che se mi impegolo nel voler dare un assaggio di trama finisco per pentirmene, perciò cercherò di parlarne senza farlo davvero!
Mentre leggevo immaginavo di essere in una di quelle grandi stanze silenziose dove il fenomeno mondiale sta giocando una partita in contemporanea su venti scacchiere diverse.
Un attimo prima di cominciare il nostro giocatore non dava affatto l’impressione di essere un granché : andatura dinoccolata, sguardo stralunato e invece…ad un certo punto il lettore percepisce il “guizzo” e tutto il genio viene fuori come un fiume in piena.
Fidarsi di Adamsberg è una sorta di atto di fede: lo sa la sua squadra e anche i bretoni di Louviec lo capiscono in fretta. Il commissario prova a sfidarlo sull’ironia ma è tempo perso.
Fargli delle domande precise porterebbe di sicuro alla sua tipica risposta “Non lo so”, che è quanto di più sincero lui possa dire, perché davvero tante volte nella sua mente salgono particolari senza un apparente e immediato valido motivo. Bisogna lasciarle salire in superficie e il modo migliore per farlo è camminare…oppure stendersi sul dolmen a “svagare”.
Le nuvole sopra Combourg vengono spalate dal migliore in assoluto… che però nel mentre manda istruzioni a Parigi per risolvere i casi che ha lasciato di punto punto in bianco, e si tiene informato sulle sorti di un riccio salvato per strada..
E’ vero, per chi non lo conosce, le stranezze si sprecano ma basta un attimo per affezionarsi a lui e a tutti i suoi, oltre che innamorarsi, ovviamente, dei luoghi in cui corpo e mente viaggiano.
A proposito… siete superstiziosi? Vi piacciono i castelli? Sapete chi è Chateaubriand? Ottimo! Siete sul libro giusto soprattutto se rispondete “Non lo so”.
Buona lettura
Recensione di Rita Annecchino
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