Si è detto che è un libro femminista? Ma anche no: LE NEBBIE DI AVALON, di Marion Zimmer Bradley

Si è detto che è un libro femminista, ma Morgaine, Viviane, Gwenwhyfar (Ginevra) e le altre donne del ciclo di femminista non hanno neanche l’unghia

Le Nebbie di Avalon (Parte Seconda), di Marion Zimmer Bradley

 

 

Le Nebbie di Avalon è un pilastro della letteratura fantasy e leggendolo non è difficile capirne il motivo: abbiamo una prosa molto elegante ma insieme sobria, una storia intimista che segue le vicende delle donne del ciclo arturiano, intrighi di corte, magie pagane contrapposte al cristianesimo che si sta affermando sempre di più nella Britannia e soprattutto personaggi (soprattutto femminili) complessi e stratificati.

In questa seconda parte, inoltre, da un certo punto in poi si sente una crescente malinconia per il mondo di Avalon, o più in generale il mondo mitico della Britannia e dei cavalieri di re Artù che sta scivolando sempre di più nelle nebbie. I vecchi cavalieri hanno finito i loro giorni di gloria, non c’è nessun erede designato per la corte di Camelot e anche la Tavola Rotonda è sempre più simile a un sogno lontano. Il tutto mentre un giovane cervo allunga la sua ombra nera su re Artù.

Niente da fare, anche alla luce delle azioni dell’autrice non riesco a non innamorarmi dell’immaginario che ha costruito. Da un certo punto in poi non sono più riuscita a smettere di leggere.

Voglio fare però un appunto: per tanto tempo si è detto che questo romanzo fosse un’icona femminista per lo spazio che dava alle protagoniste e alla loro storia che modellava di nascosto le vicende del Ciclo Arturiano, ma secondo me non è del tutto vero.

Morgaine, Viviane, Gwenwhyfar (Ginevra) e le altre donne del ciclo, sono sicuramente personaggi stratificati con i loro conflitti interiori, i loro bias ideologici e i loro desideri ma di femminista non hanno nemmeno l’unghia, come si dice a Prato. Per tutti e due i libri, le donne passano il tempo a parlarsi alle spalle, complottare le une contro le altre anche in modi raccapriccianti.

Per fare un esempio, Viviane e Morgause a un certo punto pensano bene di allearsi con sir Meleagrant affinché lui rapisca Gwenwhyfar, la stupri e magari la metta incinta così che Arthur sia costretto a ripudiarla e prendersi una moglie meno cristiana (le donne di Avalon sono pagane). Morgause poi non ne parliamo: da quando nasce Arthur cerca di ucciderlo e rendere sterile la sua regina in modo che i suoi figli siano più vicini in linea di successione.

Poi c’è la sacralizzazione della verginità, il perenne contrasto tra donne mature e fanciulle (la cui bellezza è costantemente invidiata) e una buona manciata di abusi rituali.

A tal proposito, non consiglio la lettura della saga a chi è particolarmente sensibile ai temi degli abusi fisici/sessuali, perché in molti libri ricorre una visione distorta della sessualità e certe scene fanno molto effetto. Io stessa ne ho saltate alcune perché mi veniva la nausea, specie sapendo degli abusi sessuali perpetrati dall’autrice a danno della figlia.

E non parliamo poi dei deliri religiosi!

Quasi tutte le donne di questa narrazione cercano di affermare la propria religione nella Britannia anche a scapito del benessere generale del regno. Gwenwhyfar in particolare ha dei momenti molto bigotti e non si fa scrupoli nemmeno a inveire contro un bardo zoppo (che poi accusa di averla fatta abortire con la sua presenza terrificante). Ma anche Morgaine, nonostante la presentazione tollerante del paganesimo, fa di tutto e di più per la sua fede:

“Se non credessi di aver fatto quello che voleva la Dea impazzirei. Devo credere per forza di non poter fare altro che quello che ho fatto”

Così ragionano i fanatici religiosi: l’unico modo per accettare le cose orribili che fanno è dire di essere portavoce di una volontà superiore, divina.

Scrivo tutte queste cose non perché voglio distruggere l’immaginario di Avalon, come ho detto rimane una storia meravigliosa con dei personaggi stratificati perfettamente costruiti, ma perché ritengo che per tanto tempo sia stata fatta una lettura superficiale della storia. Invece, bisognerebbe parlarne anche in relazione alle azioni mostruose dell’autrice per capirla appieno.

La letteratura, secondo me, non dovrebbe fornire dei modelli di comportamento (o almeno non solo) ma prima di tutto farci riflettere su noi stessi e invitarci a fare domande.

Recensione di Benedetta Troni

LE NEBBIE DI AVALON – Marion Zimmer Bradley

LE NEBBIE DI AVALON Marion Zimmer Bradley

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