PREMIO CAMPIELLO 2012: LA COLLINA DEL VENTO Carmine Abate

PREMIO CAMPIELLO 2012: LA COLLINA DEL VENTO, di Carmine Abate (Mondadori)

 

 

 

“…i luoghi ti attraggono come le persone, ti seducono con il loro sguardo luminoso, la lingua di vento, il profumo mai sentito prima. Infatti, quando Filottete salì sulla collina e vide il promontorio che si incuneava in un mare solenne, non ebbe il minimo dubbio: lì, in quel pianoro baciato dal sole, avrebbe eretto un tempio in onore di Apollo Aleo, mentre la città sarebbe sorta più su, sul versante di fronte alla Jonio”.

Da calabrese, cresciuta nei luoghi descritti dall’autore, non potevo non leggere questo romanzo per me emozionante, vincitore del cinquantesimo Premio Campiello.
Carmine Abate, che solitamente racconta storie di calabresi emigrati in cerca di riscatto, in questo romanzo narra invece la storia di una famiglia di combattenti, la famiglia Arcuri, che ha faticosamente e caparbiamente cercato in Calabria il suo progresso economico e sociale.
Voce narrante è Rino Arcuri, il più giovane della famiglia, che raccoglie la testimonianza di suo padre Michelangelo che oramai ottantenne decide di stabilirsi sulla collina del Rossarco, tra Cirò e il mar Jonio, per continuare a difenderla dai prepotenti che ancora vogliono impadronirsene e per conservare e tramandare la storia della sua famiglia e del suo legame con questa collina.
Una storia secolare che inizia ai primi del ‘900 con il bisnonno di Rino, Alberto Arcuri, che comprò fondo dopo fondo tutta la collina.

“Non sapeva nemmanco lui com’era riuscito ad impossessarsi del Rossarco. Era stato un misto di fortuna e sacrifici, di culo e crozza, e soprattutto una forza di volontà più dura del terreno pietroso che lui avrebbe domanto del tutto con l’aiuto dei figli”, così raccontava all’archeologo Paolo Orsi (personaggio realmente esistito) che si aggirava per la collina in cerca dell’antica città di Krimisa e del suo famoso santuario di Apollo Aleo “entrambi sepolti da millenni in una di queste colline dinanzi a Punta Alice”.

Un romanzo crudo e tenero allo stesso tempo, un romanzo di lotta per la sopravvivenza contro i soprusi, le prepotenze e le “fantasticherie invidiose della gente”; un romanzo in continuo bilico tra passato e presente, realtà e immaginazione, verità e mistero; un romanzo di terra e gente di Calabria che tocca davvero il cuore

Recensione di Cate Def

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