L’ESTATE CHE PERDEMMO DIO, di Rosella Postorino (Feltrinelli)
Questo romanzo è uscito per la prima volta nel 2009 per Einaudi stile libero e adesso torna dopo anni “fuori catalogo” in una nuova edizione rivista dall’autrice, la stessa del bellissimo “le assaggiatrici” ( e fra l’altro lo cercavo da anni).
Tre anni dopo essere stati costretto a fuggire dalla Calabria, sua terra d’origine con tutta la sua famiglia a causa del “focu”, salvatore luppolo, detto turi, legato alla ndrangheta e alla guerra tra cosche di fine anni ottanta(periodo in cui è ambientato il romanzo) torna a casa per il funerale del fratello Antonio, detto Ntoni. Sarà l’occasione, per lui e per la sua famiglia di confrontarsi con i fantasmi della loro terra e delle proprie origini.
Confesso che me l’aspettavo diverso, più “narrativo,” invece delle lunghe riflessioni dei protagonisti (anche se scorre bene l’alternanza tra i capitoli ambientati nel passato e quelli nel presente, così come le citazioni di libri, film, canzoni e cartoni animati dell’epoca ). Arrivato a metà, però, mi sono lasciato prendere dal racconto che mi ha evocato modi di dire e sensazioni del “mio” sud.
E le pagine finali sono riuscite a evocarmi una sensazione di pura tenerezza.
Recensione di William Grifò
Rosella Postorino vince il premio Campiello 2018 con LE ASSAGGIATRICI
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