LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI Emil Ferris

LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI, di Emil Ferris (BAO)

Libro scoperto a seguito di un consiglio di un amico. Un consiglio fortuito, un amico a cui sono grato per avermi fatto scoprire questa grande opera.

All’inizio la graphic novel sembra tutt’altro, il titolo e la copertina sviano il lettore. Le prime pagine reggono il gioco e si è convinti di leggere un fantasy un po’ grottesco.

Poi, la storia si infittisce e si entra nel mondo dell’autrice. Arrivano potenti le prime rivelazioni e si resta sbalorditi.

La trama è complessa: il quaderno (quasi un diario) di una ragazzina, fine anni ‘60, quartiere popolare di Chicago, melting pot. Famiglia disfunzionale, atmosfere che ricordano Shameless. Una vicina di casa, strana, matta, ma amata dalla bambina, viene trovata morta in circostanze misteriose. La bambina, protagonista, con un feticismo per i mostri, l’horror, l’orrido e altre mille stranezze, è legata alla vicina e non accetta una soluzione banale, dunque vuole capire, vuole scoprire la verità. Nel mentre la vita continua, tra una miriade di vicissitudini, perlopiù spiacevoli. La trama, la storia è estremamente coinvolgente, tiene il lettore attaccato al libro, si è curiosi, è una graphic novel appassionante, ma è anche molto di più.

È un grande omaggio alla storia dell’arte con continui rimandi e citazioni esplicite.

Credo che Emil Ferris sia riuscita a sfruttare al meglio le molteplici opportunità che offre il medium del fumetto. Forse pochi come lei hanno avuto questa capacità innovativa e rivoluzionaria. Prendere il mezzo e creare qualcosa di nuovo, di diverso, alimentando una complessità che opera su più binari.

I disegni, i disegni son qualcosa di assurdo, l’autrice spazia tra gli stili, citando e creando, con cura nei dettagli, nulla è casuale.

Dal punto di vista letterario è un piacere, ogni personaggio ha il suo stile lessicale ben preciso. Quando l’autrice si focalizza sulla protagonista, la sinestesia regna sovrana, rendendo la narrazione quasi poetica.

Dunque una graphic novel che è una pietra miliare, un’opera d’arte.

Recensione di Emanuele Marino

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