LA CASA DEI GUNNER – LA CASA DI FRIPP ISLAND – LA FAMIGLIA SHAW Rebecca Kauffman

LA CASA DEI GUNNER – LA CASA DI FRIPP ISLAND – LA FAMIGLIA SHAW, di Rebecca Kauffman (BigSur – 2020 – 2021 – novembre 2022)

Nel romanzo d’esordio di Rebecca Kauffman, il capolavoro “La casa dei Gunner“, il funerale di uno dei personaggi fornisce ai suoi amici di sempre, l’occasione di ritrovarsi e ricordare, confrontarsi e raccontarsi. Nel successivo “La casa di Flip Island” un mistero ha luogo in una estate in cui due coppie di amici, con rispettivi figli, trascorrono una vacanza insieme in una località di villeggiatura.

Anche questo terzo romanzo, “La famiglia Shaw” (come i precedenti, pubblicato da Edizioni Sur e tradotto da Alice Casarini) è un romanzo corale. Ci sono tante vite nelle sue pagine. Frammenti di vite.

Appena duecento pagine o poco più, per raccontare della famiglia Shaw (padre, madre e sette figli) in oltre cinquant’anni di storia. Un tempo lungo, dunque, e infinite le possibilità di sviluppo per una storia, o meglio, per le singole storie di ciascun personaggio.

Sarebbe potuto essere un libro infinito, uno di quei tomi da oltre mille pagine, una narrazione dal respiro lento, un incedere passo dopo passo, anno dopo anno, a scandire le esistenze dei numerosi personaggi…e invece…

Dalla morte della mamma malata avvenuta in circostanze poco chiare (morte accidentale o suicidio? Attorno a questa domanda sembra ruotare l’intera esistenza dei fratelli Shaw) quando i figli sono ancora ragazzini, al matrimonio di una delle figlie, poi le nascite dei primi nipotini, poi la crisi del 1929, avanti e indietro negli anni, in ordine rigorosamente non cronologico, Kauffman dispone i personaggi sulla scacchiera del tempo e poi li osserva muoversi di casella in casella, avanti, indietro, in diagonale, di lato, in una partita dall’esito imprevedibile.

Sceglie, Rebecca Kauffman. Sceglie di raccontare solo alcuni momenti della vita dei suoi personaggi: come avesse davanti a sé un numero pressoché infinito di foto da selezionare, per compilare un album di famiglia. Sono foto di gruppo durante un pranzo, un ricevimento, un matrimonio, oppure ritratti personali, istantanee scattate in momenti di solitudine o di intimità coniugale.

E quando lo fa, quando sceglie il momento di cui renderci partecipi, riesce a mettere a nudo i suoi personaggi con una scrittura viva, precisa e ricchissima.

“I nostri piccoli cuori riescono a sopportare soltanto una certa quantità di cose nella vita, dopotutto. E anche un’unica famiglia, Dio ci aiuti, anche una sola, pensò Jack, è tanto, davvero tanto”.

Mi piace immaginarla così, al momento di scrivere questa storia, queste storie. Mi piace immaginarla lavorare per sottrazione, al momento di scegliere quale immagine scartare e quale immagine appiccicare all’album: questa sì, queste due no, questa sì. Anche questa sì…

“Conosciamo ogni dettaglio della nostra vita, ma è il massimo a cui possiamo aspirare, no? È tutto ciò che abbiamo. Qualsiasi altra vita contiene una moltitudine di grovigli, ossessioni e desideri che noi non possiamo nemmeno immaginare; qualsiasi altra vita ci rimane aliena come se si svolgesse sulla luna”.

Recensione di Valerio Scarcia

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