IL CONTINENTE SELVAGGIO, di Keith Lowe
L’Europa alla fine della seconda guerra mondiale” (tit. orig.le “Savage Continent. Europe in the Aftermath of World War II”), traduz. Michele Sampaolo, pp. 518, Editori Laterza, 2014
Pubblicato per la prima volta in lingua inglese in Gran Bretagna nel 2012, “Il continente selvaggio. L’Europa alla fine della seconda guerra mondiale” descrive ciò che avvenne in Europa negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra mondiale e precisamente nell’arco di tempo che va dal 1944 al 1949-50.
Libro importante, perché se c’è un periodo della storia d’Europa del Ventesimo secolo che generalmente viene trattato con molta superficialità se non addirittura ignorato è proprio questo, l’immediato dopoguerra in cui sembra che la Cortina di Ferro spunti improvvisamente non si sa bene come e perché e in cui l’Europa sembra piombare da un giorno all’altro in quella Guerra Fredda che durerà più di quarant’anni.
In realtà, gli anni che seguirono alla fine ufficiale della 2WW non ne furono, di fatto, che il proseguimento. Il conflitto non si fermò in quei giorni di Maggio del 1945 con la morte di Hitler e la resa incondizionata della Germania. Il conflitto è proseguito con innumerevoli guerre locali (guerre civili, guerre di classe, guerre di “pulizia etnica”) che avevano radici e che si intrecciarono già nel corso della guerra mondiale, alimentandolo ed essendone a loro volta alimentate.
Sfatando implacabilmente non solo il comodo mito di un’Europa che con la caduta del III Reich si era sbarazzata del Male ma mostrando anche come le memorie di guerra siano costruite in gran parte su miti di unità nazionale, il libro sembra a me non solo molto utile ed importante perché, come ho già detto, viene a colmare una grossa lacuna nella abbondantissima letteratura ormai esistente sulla Seconda Guerra mondiale ma anche perché ci aiuta a comprendere da dove veniamo, a comprendere come quanti dei rancori più o meno sotterranei continuino anche oggi a modellare certi orientamenti politici qua e là in una Europa nella quale la stessa esistenza dell’istituzione dell’Unione Europea è oggi al centro di dibattiti, critiche, spinte spesso anche molto contraddittorie al cambiamento.
Avvincente e commovente, mai banale e documentatissimo, provocante e provocatorio perché in esso vengono affrontati aspetti del dopoguerra europeo sino ad ora molto poco esplorati se non addirittura rimossi, l’affresco di un intero continente fisicamente e moralmente brutalizzato e per molti aspetti abbrutito che emerge da questo libro non può lasciare indifferenti.
Recensione di Gabriella Alù
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