IL CAPPOTTO DI ASTRAKAN Piero Chiara

IL CAPPOTTO DI ASTRAKAN, di Piero Chiara

 

Il protagonista del romanzo non è proprio giovanissimo: siamo a metà del novecento e lui è ormai sulla soglia dei quaranta anni. Sembra comunque ancora alla ricerca di punti fermi nella propria vita. Decide di prendersi un periodo di libertà dalle atmosfere provinciali delle natie sponde del lago Maggiore e si reca a Parigi anche stimolato dalle avventure narrate nei bar dai suoi paesani. La storia è raccontata in prima persona dal nostro protagonista che arrivato a Parigi cerca una camera ammobiliata e si sistema presso la vedova Lenormand, una brava donna che gli destina la camera che era stata del figlio Maurice che avrebbe interrotto i rapporti con la madre abbandonando la casa. E’ chiaro comunque che la signora Lenormand nasconde molto del passato del figlio.

Il nostro protagonista deve dividere la stanza con il gatto Domitien ed ha a disposizione una fornitissima biblioteca che era stata di Maurice, evidentemente un uomo dai numerosi interessi. Tra i libri ritrova anche un carteggio di appunti su vari temi multidisciplinari dello stesso Maurice, evidentemente sconosciuto alla madre, ed inizia a leggerlo. Fuori dall’accogliente casa dove la signora Lenormand gli consente ormai l’uso della stessa cucina, il nostro protagonista esplora Parigi e approfondisce la lingua e una sera viene folgorato dalla visione di una finestra con le tapparelle semichiuse attraverso le quali si vede la figura di una giovane donna nuda che sembra muovere dei passi di danza.

La stessa cosa si ripete con regolarità tutte le sere e il nostro protagonista fa di tutto per incontrarla ed ottiene un appuntamento e ci racconta nel dettaglio i suoi progressi nel rapporto con Valentine – così si chiama la ragazza; Ci racconta l’evoluzione del loro rapporto e di come la ragazza diventi la sua amante. Valentine comincia a pensare ad una relazione stabile e pensa seriamente a seguirlo sul Lago Maggiore. Il romanzo, in questa prima parte si svolge su due piani distinti: in primo piano la vita nell’appartamento della signora Lenormand, il gatto, il carteggio e i libri di Maurice di cui inizia a delinearsi la personalità e, finalmente, il cappotto di astrakan che era stato di Maurice e che, con l’arrivo del freddo, la madre presta al nostro protagonista; in secondo piano Parigi e Valentine.

Il protagonista vuole assolutamente tenere distinti questi due mondi ma il destino è davvero imprevedibile. Il protagonista scopre continue analogie tra lui e Maurice: oltre a dormire in camera sua, indossare il suo cappotto sembra somigliargli come una goccia d’acqua (per questo la signora Lenormand vuol tenerselo accanto). Si arriva a scoprire che la stessa Valentine è stata la ragazza di Maurice e che questo sta scontando una lunga pena detentiva per rapina e omicidio.

La storia accelera, la trama è davvero concentrata. Mentre il nostro narratore si interroga sulla qualità del rapporto con Valentine, Maurice appena evaso dal carcere si presenta a casa della madre e in un intenso momento tragicomico conosce colui che, in qualche modo l’ha sostituito. Maurice poi fugge nella notte portando con sé il cappotto di astrakan, il suo carteggio e la stessa Valentine che viene prelevata poco dopo.

A questo punto il nostro protagonista fugge anch’egli precipitosamente per non essere coinvolto negli inevitabili accertamenti della polizia. Pieno di dubbi e di angosce riesce a varcare la frontiera svizzera e ripara a Losanna dalla cara amica Marguerite che lo aveva aiutato negli anni della guerra quando era internato in un campo di lavoro. Vive alcuni giorni con Marguerite ma una volta tranquillizzato dalla notizia dell’arresto di Maurice decide di tornare finalmente a casa. E qui la narrazione si immerge nelle atmosfere paesane del piccolo borgo lacustre e nei riti dei vari personaggi cui il nostro avventuroso reduce da Parigi racconta la sua fantastica storia. Sembra tutto pronto per la parola fine ma ecco che a un certo punto arriva Valentine ……..

Piero Chiara è un romanziere davvero di razza. Questo romanzo è appassionato, filante, essenziale e supportato da una trama ricchissima. C’è dentro un concentrato di costume, avventura, psicologia, una varietà di personaggi ben inquadrati, un passaggio equilibrato fra le atmosfere parigine e la provincia profonda. E’ anche piuttosto breve e facile da leggere. Lo definirei il romanzo perfetto. Davvero consigliato.

Recensione di Stefano Benucci

IL CAPPOTTO DI ASTRAKAN Piero Chiara

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