𝗚𝗨𝗘𝗥𝗥𝗔 Louis-Ferdinand Céline

𝗚𝗨𝗘𝗥𝗥𝗔, di Louis-Ferdinand Céline (Adelphi – maggio 2023)

Les jeux sont faits, rien ne va plus.

Finiva così, l’ultima mia riflessione fatta al “Viaggio al termine della notte”.

Ma sarà proprio così; sarà proprio vero che quando il gioco è fatto non è più possibile puntare.

A volte tutto ciò, non sembra corrispondere ad una regola ben precisa, in quanto anche dopo la morte di quel fastidioso scrittore, autore francese che porta il nome di Louis-Ferdinand Célin, il gioco riprende, ed è possibile puntare nuovamente sul recente romanzo postumo, di questo stesso letterato.

Guerra, il titolo di questo nuovo romanzo, ed è già, un nuovo conflitto che l’autore mette in atto con sé e con il mondo che lo circonda.

Mondo che lo vede sfuggire dalla sua Parigi e dalla sua casa in Rue Girardon per sottrarsi ad alcuni problemi di ritorsione, e per la sua posizione antisemita. Il dottor Destouches (in arte Céline), con sua moglie Lucette ed il più fedele dei suoi amici, il gatto Bébert, abbandonano la propria abitazione, che viene saccheggiato dai membri della Resistenza, i quali si impossessano di ogni suo bene, e di oltre seimila pagine di manoscritti. Solo quando nel novembre 2019 i documenti saranno ritrovati, Gallimard, che rappresenta una delle più grandi case editrici francesi, pubblicherà questa sua opera.

Intraprendendo questa nuova lettura, sembra che il “Viaggio” non sia ancora finito, e che nella stessa notte, sono le luci delle esplosioni delle bombe a dare vita ad una vita che ha perso il proprio lume. Tra le macerie di un campo soldati, ormai distrutto, tra i carri incendiati e le trincee colme di una vita putrefatta, sono le allucinazioni di un solo uomo che si muove, tra gli oscuri viaggi di una mente afflitta dai bombardamenti e dal dolore che questa guerra adesso infligge.

Il dolore lancinante, che da un orecchio penetra nella sua testa e pervade il corpo, sembrano ridare una scossa a quell’uomo che non deve lasciare le sue membra in quell’inferno, ma venirne fuori.

Salvo dal conflitto, Ferdinand non riesce a liberarsi comunque dell’ade che si trascina dietro e che continuamente echeggia tra le pareti della sua scatola cranica.

Bagliori incistati nella testa, scanditi continuamente da una musica stridente. Ravvivati incessantemente, dal boato lacerante dei cannoni tuonanti. Tra i colori tetri dei vaneggiamenti, ricompaiono costantemente le immagini tormentate di una guerra che spiana la strada per le vie del cielo e di chi, ferito e mutilato della propria carne, resta aggrappato allo zaino dei propri ricordi, indugiando tra le corsie di un ospedale militare.

Questo il suono della vita, di una esistenza affranta dalla miseria e sottomessa dalla guerra.

Guerra che inasprisce gli animi e irrigidisce i corpi. Corpi esanimi, stesi su di una branda pronti per ritornare alla terra. Tra il puzzo di una ferita andata in cancrena e l’odore pungente dell’acido fenico che cancella ciò che resta di quella vita in decomposizione.

È questo il quadro di una condizione di degrado che l’avvenimento bellico mette in risalto.

Ma è anche il conflitto di un uomo che lotta con sé stesso, con i suoi pensieri e con il suo dolore. Martirio che questa condizione gli ha conferito. Una medaglia all’onore appuntata sulla pelle.

Una condizione altalenante, tra attimi di lucidità e momenti deliranti, scandiscono la vita di un uomo che vive una lotta interiore. Autobiografia e romanzo che non sa riconoscere i limiti interposti tra finzione e verità narrate.

Verità nascoste in un manuale ritrovato, venuto alla luce dopo la sua traversata conflittuale. Simulazione di un campo minato non facile da decifrare. Prodotto di una mente contorta, concepito da un creatore tanto discusso. Autore che rabbiosamente vomita sulle sue pagine, il resoconto personale di una società borghese, attaccando critici, comunisti e americani, ma soprattutto loro: gli ebrei; causa principale di questa guerra e di questo infinito odio. Popolo di cospiratori e di massoni, di incantatori, di demoni e di mostri.

È questo l’uomo che ritroviamo in questo testo. Scrittore sempre in bilico tra la grandezza e il degrado, tra la potenza di una scrittura immediata che restituisce le immagini del decadimento. Seppellito dalle rovine di un mondo che si adagia nella sua appestante sporcizia. Immagini prive di quel pudore umano, eccessivo e colorito, pronto ad empatizzare con il mistero dell’umano, del dolore e della morte.

Questo il linguaggio indecoroso che troviamo nelle pagine manoscritte di quest’autore. Codice con il quale attraverso una serie di interpunzioni, neologismi e termini scabrosi, giunge a noi con un nuovo linguaggio denominato argot e ribattezzato dallo stesso Destouches, con il termine di Petit Music.

Forse questa, la musica lacerante che rimbomba nella sua testa e che l’autore sarà costretto a sopportare per tutta la sua vita. Musica intrisa di luce e di fango e di una straziante esistenza. Musica che ipnotizza e affascina ogni lettore, pronto per essere trascinato in un inferno originato dalla mente oscura, di un insopportabile maledetto scrittore francese.

Buona lettura.

Recensione di Giuseppe Carucci

𝗚𝗨𝗘𝗥𝗥𝗔 Louis-Ferdinand Céline

VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE – Céline

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