TONIO KRÖGER Thomas Mann

TONIO KRÖGER, di Thomas Mann

Tonio kröger è un racconto/novella semiautobiografico di Thomas Mann di cui si parla poco. A torto.

Già dall’incipit la sensazione è di avere tra le mani un piccolo gioiello…

” Il sole invernale non era che un povero riflesso lattiginoso e opaco dietro gli strati di nuvole sulle strette vie della città”.

E già dai primi capitoli il piacere di scorrere le pagine e il desiderio di ingoiarne parole voracemente si scontra con il senso angoscia per la sua brevità.

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La storia di Tonio tocca argomenti eterni. Il senso di “non-appartenenza”, l’inadeguatezza, la crescente consapevolezza del giovane protagonista di essere diverso da tutti gli altri.

La forza matrice dello spirito artistico che cresce insieme a lui e asfalta la sua età più gaia creando un abisso incolmabile tra lui e la vita lo mette contro la vita stessa, contro la spensieratezza e frivolezza della sua età, dei suoi compagni che cerca disperatamente e inutilmente di condurre sulla strada (solo) a lui destinata.

I suoi primi amori appassionati, amori che si orientano verso personaggi di entrambi i sessi ma che hanno quella naturalezza e nascono da quel bisogno ancestrale tipico dell’adolescenza di essere accettati.

 

Tonio si accorgerà ben presto che l’oggetto del suo amore (il suo amico Hans prima e la sua compagna Ingeborg poi) sono per lui assolutamente inarrivabili, e diventano paradigma della sua solitudine, e incapacità di essere come tutti gli altri.

Il suo essere “mezzosangue” in una (mai citata) Lubecca di “occhiazzurrini” lo pone da subito come un escluso. La dicotomia esistenziale tra “arte” e “vita” che accompagnerà tutto il racconto raggiunge il suo acme nel colloquio con l’artista/amica russa Lisaveta.


“Il paese della nostra nostalgia è invece il normale, il decoroso, l’amabile, è la vita nella sua seducente banalità.”


“È ben lontano dall’essere dall’essere artista chi non conosce la nostalgia per le cose ingenue, semplici e vive, per un po’ di amicizia, di abbandono, di confidenza e di felicità”.

 


Tonio si fa carico di una dolorosa responsabilità …fare da ponte tra questi due mondi. Quello della vita e quello dell’arte.

“Sono fra due mondi, non mi sento a casa in nessuno di essi, e mi trovo quindi in qualche difficoltà. Voi artisti mi definite borghese, i borghesi sono tentati di mettermi in prigione…non so quale delle due cose mi offenda più amaramente”.

Thomas Mann è altissimo in queste poche pagine e incute soggezione a scriverne.
La traduzione di Anita Rho (Einaudi) è pregevole.
E il breve racconto declina bene il suo stesso tema. Lo stile narrativo (arte) si modella perfettamente alla storia narrata (vita) e quindi in definitiva Thomas Mann in questo scritto porta egli stesso a compimento la dolorosa missione di Tonio Kröger.

Recensione di Loredana Santoro

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