PICCOLO PRINCIPE SI – PICCOLO PRINCIPE NO!

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PICCOLO PRINCIPE SI – PICCOLO PRINCIPE NO!

IL PICCOLO PRINCIPE Antoine de Saint-Exupéry
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IL PICCOLO PRINCIPE (Antoine de Saint-Exeupéry) Ho letto e proposto la lettura, a due piccoli lettori, di questo libretto di poche pagine perché è, da sempre, considerato adatto alla loro età e alla loro indole.

LA STORIA è semplice e lineare e, sotto molti aspetti, anche autobiografica. Nel 1935 un aviatore subisce una grave avaria in pieno deserto del Sahara. Mentre cerca di porre rimedio al motore, per ripartire e mettersi in salvo da morte certa – per esaurimento delle scorte di cibo e di acqua – gli compare davanti uno strano bambino biondo che gli chiede, svegliandolo, di disegnargli una pecora… L’autore, un po’ irritato per la richiesta insolita, ma soprattutto incuriosito dalla personcina che gli è di fronte, pur di malavoglia, gli disegna una pecora… Prima di tutto ciò però Saint-Exeupéry narra un episodio della sua infanzia. A 6 anni, guardando un libro sulle foreste primordiali, l’autore fu affascinato da un disegno che ritraeva un boa che stava per inghiottire una preda, con la didascalia sottostante, a specificare che << I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede >>. Suggestionato da questa descrizione, il bambino che fu Saint-Exeupéry, provò a disegnare il boa a pasto già avvenuto, quindi col ventre gonfio contenente addirittura un elefante intero. Il risultato però, se seduceva tanto la sua fantasia di bambino, non riuscì a far breccia in quella degli adulti, che, nel suo disegno, non vedevano altro che un cappello. Così, per farsi intender meglio, disegnò addirittura un boa con il corpo trasparente, entro il quale si vedeva ancora l’elefante intero. Gli adulti, vedendo il secondo disegno però lo invogliarono a lasciar perdere queste sciocchezze, per dedicarsi a studi più seri, tarpando le ali della sua predisposizione artistica. E, chissà perché, proprio a lui, a quel piccolo inaspettato amico, Saint Exeupéry, inizialmente, invece di fargli una pecora, come richiedeva, disegnò il solito boa con l’elefante in pancia. E quale non fu la sua meraviglia, lui, ormai uomo navigato, nel sentir riconoscere il soggetto del disegno esattamente com’era stato concepito tanti anni prima! Il piccolo amico aveva capito cos’era, senza che lui avesse bisogno di spiegarglielo… non aveva quindi perso ancora l’innocenza e la fervida immaginazione infantile, vivendo. Il resto del libretto è la storia del piccolo principe narrata dall’aviatore e appresa durante i curiosi dialoghi con lo strano bambino.

 

 

LA MORALE DEL RACCONTO Scrivendo questo libretto, largamente autobiografico, Antoine de Saint-Exeupéry intendeva trasmettere messaggi a due tipi di destinatari: i bambini e gli adulti:

ai bambini perché, nella loro innocenza sono, tante volte, più saggi degli adulti corrotti e contaminati dalla corsa al progresso, al potere e alla ricchezza;

agli adulti perché risveglino in sé stessi ciò che sono stati un tempo, cioè dei bambini innocenti e incorrotti, privi di malizie e molto più profondi di quanto ritenessero gli adulti.

Quello che invece mi preme riportare qui è l’esito della lettura da parte dei due piccoli lettori, di cui sopra, e di altri a cui ho chiesto il parere. Fino al momento del lavoro di cui ho già detto, io non avevo mai letto IL PICCOLO PRINCIPE. Anzi, sono venuta a conoscenza di questo racconto solo da giovane adulta, quando frequentavo il mio primo corso di laurea e mi accingevo a dare il primo esame di Geografia generale. Il docente, titolare di cattedra, famoso geografo ed esploratore, il Prof. Giacomo Corna Pellegrini, aveva inserito, in uno dei libri in programma, un paio di quelli scritti da egli stesso, in cui compariva l’insolito bambino del racconto di Saint-Exeupéry, utilizzato per fare un’analogia con la descrizione di un luogo geografico. La cosa m’incuriosì parecchio, per cui acquistai il libretto convinta di poterlo leggere entro breve. Le cose però non andarono così e io, nel frattempo, lo dimenticai nella libreria senza mai leggerlo. Anni dopo, per esigenze di lavoro, mi sono ricordata di averlo e ho sviluppato il lavoro incentrato sul famoso volumetto, raccogliendo risultati e testimonianze di numerosi bambini di diverse età.  

 

 

 

RISULTATI DEL SONDAGGIO **1) **I bambini più piccoli, tra seconda e terza classe della scuola primaria hanno gradito il racconto, anche se alcuni mi hanno confessato di averlo trovato noioso e poco fantasioso; 2) la maggior parte dei bambini, tra la quarta e la quinta invece ha riferito di non averlo molto gradito; di averlo letto solo perché regalatogli da qualche adulto e di averlo trovato noioso e poco avventuroso. C’è stato anche chi ha riferito di aver visto la serie di cartoni animati sul PICCOLO PRINCIPE e di averne gradito la visione, più che la lettura. Quello che però mi ha lasciata perplessa è stato il fatto di aver notato, in tutti i bambini interrogati, che nessuno avesse colto la morale del racconto, quella che intendeva trasmettere A. de Saint-Exeupéry. Mi hanno sì riferito di aver capito la storia – alcuni anche con dovizie di particolari -, ma nessuno ha percepito il messaggio profondo che si nasconde dietro al racconto. E, in effetti, la cosa non mi meraviglia, poiché IL PICCOLO PRINCIPE, sotto l’apparente semplicità della vicenda e dei personaggi protagonisti, non mi pare proprio un racconto ideale per bambini di scuole elementari. È un po’ lo stesso discorso dei VIAGGI DI GULLIVER, scritto da J. Swift per contestare alcune cose del suo tempo e dedicato ai politici del periodo, non certo per un pubblico di minori. Se ciò si è potuto fare, è solo perché si è ritenuto che le vicende contenute nel libro – alcune, non tutte –, erano talmente fantasiose da potere essere adattate anche ad un pubblico infantile. Tornando al PICCOLO PRINCIPE, lo vedo un racconto molto più adatto agli adulti o ai giovani adulti, perché sia di monito per non dimenticare la fantasia e la profonda saggezza che spesso l’infanzia presenta. Mi pare, infatti, che l’autore abbia scritto principalmente per sé questa breve ma intensa opera, in seguito a chissà quali vicende che lo portarono a fermarsi e riflettere un po’ sulla vita e su sé stesso. Non so, infine, che effetto avrebbe potuto farmi leggerlo quando io stessa ero in età di scuola elementare, ma credo che non lo avrei gradito molto.

 

 

CENNI BIOGRAFICI SU ANTOINE DE SAINT-EXEUPÉRY Nato nel 1900, a Lione, da famiglia nobile (era un visconte), Antoine de Saint-Exeupéry è stato anche fine scrittore e abile aviatore per l’aeronautica militare francese. Durante la seconda guerra mondiale, alcuni mesi dopo la pubblicazione del PICCOLO PRINCIPE, (31 luglio 1944), Saint-Exeupéry, in missione di ricognizione nel cielo della Corsica, fu colpito da un aereo tedesco. Di lui e del suo aereo non si seppe più nulla. Nel 2004 furono ritrovati i resti del velivolo e, solo nel 2008, il pilota tedesco della Luftwaffe, Horst Rippert, (a 88 anni) – colui che colpì Saint-Exeupéry -, confessò di esser stato lui ad abbattere l’aereo neutrale dell’aviatore francese. Dove sia finito però il corpo dello scrittore è rimasto un mistero, poiché non si è più ritrovato.

 
Recensione di Lena Merlina

IL PICCOLO PRINCIPE (Antoine de Saint-Exeupéry)

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