LE VENTI GIORNATE DI TORINO Giorgio De Maria – IL DIAVOLO É NEI DETTAGLI Giovanni Arduino

LE VENTI GIORNATE DI TORINO, di Giorgio De Maria – IL DIAVOLO É NEI DETTAGLI, di Giovanni Arduino (Frassinelli)

 

ACQUISTALO DA FELTRINELLI

Mi sono imbattuta in un “caso letterario”: il primo della mia vita.

La riscoperta a quarant’anni dalla prima edizione: mette i brividini senza dubbio.

Questo libro, notato per caso in libreria, ha attirato la mia attenzione immediatamente.

Intanto perché la parola Torino nel titolo a me, Torinese di nascita e vocazione, non è passata inosservata e poi perché la copertina, diciamocela tutta, è d’un certo effetto.

Morale: il libro vale la riscoperta e l’ho sentito mio sin da subito per forma e contenuto.

La prima domanda che mi sono posta è stata: perché non ha avuto successo quando fu pubblicato?

L’immediata risposta che si affaccia alla mia mente: il libro è scomodo!

De Maria voleva dire qualcosa ed ha voluto mescolarlo alle pagine di del suo romanzo.

Ho pensato alla Fattoria degli animali di Orwel e al suo significato allegorico, dove la Torino occulta sta alla Fattoria come gli Animali stanno alle esoteriche Presenze.

Leggendo cercavo affannosamente di farmi un’idea su come questo parallelismo potesse trovare riscontro.

Ma ahimè ci sto ancora pensando su. Ed è probabile, anzi sicuro che non ci sia alcun significato nascosto o allegorico.

La lettura scorre vorace.

Lo stile dello scrittore è secco e conciso come ci si aspetta sia la cronaca di un’indagine, anche se amatoriale.

Ci sono alcuni punti del libro che meritano attenzione particolare: come l’incontro con l’artista e le registrazioni audio; gli incontri con l’avvocato; non mancano spunti che, piazzati qua e là dall’autore, rimandano l’attenzione ad argomenti densi.

I personaggi tutti, più o meno incisivi e tutti fugaci hanno una nota in comune: nessuno è ciò che sembra. Mai.

Nulla è ciò che appare e men che meno la fine della narrazione.

Del libro ciò che colpisce oggi per ovvi motivi è la biblioteca.

Definita immaginazione profetica, quella di De Maria, e la mente vola a Verne nel descrivere il suo Nautilus.

Quarant’anni fa credo di poter immaginare che, una siffatta biblioteca, abbia lasciati interdetti i lettori.

Oggi, in effetti, il parallelismo che se ne fa con Facebook è decisamente calzante; direi commerciale e grazie al quale riscopriamo il libro.

Cosi tra il serio e il faceto mi sono anche interrogata sulle letture giovanili di Zuckerberg; avranno mai fatto traduzioni in inglese all’epoca? Vai mai a sapere! Non ho indagato.

Esternazioni bizzarre a parte il parallelismo calza perché ciò che è stato immaginato ieri esiste oggi.

E non capita proprio a tutti gli autori di avere immaginazione profetica tanto mirabile.

E ciò gli va riconosciuto.

Quello che mi dispiace è che se la premonizione della biblioteca non si fosse concretizzata nel presente attraverso il parallelismo con Facebook, il romanzo non avrebbe avuto la sua rivalsa.

Ed è un peccato.

Perché non è affatto il suo unico punto di forza.

Questo libro fa venir voglia di studiarlo. Sezionarlo. Svisceralo. Ogni dettaglio approfondito. Sembra stia lì a chiedere d’esser compreso.

Un cold-case. Per dirla all’americana.

Ci sono tutti, in nuce, i dettagli che formano il carattere di Torino.

Andate a cercarli. Fanno bella mostra di sé fra le righe e le pagine.

Infine ad accompagnare il libro c’è una postfazione di Giovanni Arduino alla quale ne segue una più ampia stesura

“Il diavolo si trova nei dettagli” in formato eBook.

Per scelta ho letto prima il romanzo e poi la lunga postfazione di Arduino.

La postfazione diventa a mio parere una parte imprescindibile del romanzo; postfazione scritta con delicatezza e sensibilità.

“S’ha da tratta” un passato ancora fresco, troppo recente per esser preso d’assalto commerciale.

Il modo con cui Arduino si accosta a fatti e persone è denso di rispetto; cosa affatto scontata di questi tempi.

L’arduo compito della ricerca, richiede, in questo caso, una buona dose di tatto. E di questo caso mi doveroso ringraziare, perché caso letterario o no l’etica ancora estinte e Arduino lo dimostra.

E dalla sua lettura, “per i più curiosi”, si esce soddisfatti.

Si sa quel tanto che basta.

C’è un velo di solitudine che avvolge De Maria e il suo vissuto in generale, palpabile nelle pagine del suo romanzo.

Avrebbe meritato il giusto apprezzamento.

Un’opera italiana e torinese che in qualche modo ci distingue.

Due libri che, in un alloggio che si rispetti, non possono mancare.

Di Alessandra Grosso

LE VENTI GIORNATE DI TORINO Giorgio De Maria – IL DIAVOLO É NEI DETTAGLI Giovanni Arduino

ACQUISTALO DA FELTRINELLI

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.