LA FORMULA PERFETTA. Una storia di Hollywood David Thomson

LA FORMULA PERFETTA. Una storia di Hollywood, di David Thomson (Adelphi – ottobre 2022)

 

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David Thomson è un critico cinematografico, di quelli bravi. Inglese trapiantato a San Francisco, ha insegnato cinema ed è membro del New York Film Festival. Scrive come mangia, ossia per raccontarvi un film non usa, come direbbero a Roma coinvolgendo il miglior amico dell’uomo, parole arcane. Si è messo in testa di raccontare, con questo tomo, la storia di Hollywood (e della Los Angeles degli albori) e della nascita e gestione delle Major. Riuscendoci benissimo, direi. Il libro si legge come un appassionante romanzo sulla storia del cinema, pieno zeppo di aneddoti e retroscena appassionanti. Se ci sfugge qualche passaggio poco male, possiamo approfondire durante la lettura. Io l’ho fatto spesso ed è stato divertente ed istruttivo. E’ anche un compendio sulla storia del cinema americano, e non solo. Thomson non si sottrae ai giudizi taglienti e ci consegna un libro che diverrà imprescindibile, anche se meritevole di una piccola revisione (l’ultima, prima della pubblicazione Adelphi, mi pare sia del 2006 e, per esempio, la storia della Miramax andrebbe rivista alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno interessato Harvey Weinstein, peraltro già dipinto in modo non proprio edificante).

Volete sapere perché Hollywood è nata a Los Angeles? Perchè “Nascita di una Nazione” e “Rapacità” sono film leggendari, seppure ormai irrimediabilmente inguardabili? Perché non sono stati girati i sequel di Chinatown come li aveva immaginati il grande sceneggiatore Robert Towne? Perché Charlie Chaplin s’è messo in proprio? Chi era veramente Louis B. Mayer? Come sono entrati i sindacati a Hollywood? Perchè molti grandi scrittori non sono riusciti a scrivere grandi film e si sono persi tra alcool e soldi facili? Come si giravano i grandi noir dell’epoca d’oro? Chi erano i leggendari registi europei, soprattutto tedeschi, che hanno fatto la fortuna delle Major? Come si costruiva una diva e si legava alla Casa con contratti capestro? E poi, ancora, Hitchcock e Lubitsch, Wilder e Ray, Scorsese e Coppola, Spielberg e Lucas, il grande Cimino de “Il cacciatore” e quell’altro (sempre grande per me) de “I cancelli del cielo” che portò al fallimento la Universal…Questo e moltissimo altro c’è nel librone.

“Si può accettare Hollywood qual è, come facevo io, oppure ignorarla con il disprezzo riservato a ciò che non riusciamo a capire. Si può anche capirla, ma solo confusamente, e a tratti. Non più di cinque o sei uomini sono riusciti ad avere ben chiara nella mente la formula perfetta dell’industria del cinema”

Francis Scott Fitzgerald “Gli ultimi fuochi” (da questo passo Thomson ha tratto il titolo del suo illuminante saggio).

“Se vuoi conoscere una persona, cerca di scoprire che film ha visto fra i dieci e i quindici anni, quali gli sono piaciuti e quali no, e avrai un’idea abbastanza precisa del suo carattere e del suo temperamento”.

Gore Vidal, intervista a “The Paris Review”, 1974 (E quali libri ha letto, aggiungerei sommessamente io).

A pagina 16 del libro, si legge una cosa che ha riscaldato il mio cuore di fantiano d’acciaio: : A quei tempi aveva un sogno nel cassetto (Robert Towne, lo sceneggiatore di Chinatown): fare un film da “Chiedi alla polvere” di John Fante, uno dei migliori romanzi sulla Los Angeles degli anni Trenta.

C’è da dire che in vecchiaia Robert è riuscito a girarlo il suo “Ask the dust”, forse non come avrebbe voluto negli anni belli della musa ispiratrice, con i bravi Colin Farrell e Salma Hayek a impersonare Arturo e Camilla. La sua chance l’ha comunque avuta, anche se fuori tempo massimo.

Se vi avventurerete nella lettura di questo poderoso spaccato di storia del cinema forse dopo vi verrà voglia anche di leggere il già citato “Gli ultimi fuochi” di Scott Fitzgerald e, soprattutto, “Il giorno della locusta”, di Nathaniel West, che mette la parola fine alla favola di Hollywood, presentandola per quello che è stata e per quel che forse ancora è: la fabbrica dei sogni governata da squali, dove i sogni di chi ci lavora, o vorrebbe farlo, spesso si vanno a infrangere e talvolta si trasformano in incubi.

Recensione di Arturo Bandini Molise

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