DELITTO DI NATALE A PALERMO Salvo Toscano

DELITTO DI NATALE A PALERMO, di Salvo Toscano (Newton Compton)

Chi ha letto la serie dei gialli di Salvo Toscano con i fratelli Corsaro sa già che l’avvocato penalista Roberto e il giornalista di cronaca nera Fabrizio sono spesso affiancati dal vice questore ex capo della Omicidi Domenico Fisichella. Ed è proprio lui il protagonista del racconto breve “Delitto di Natale a Palermo”.

È la vigilia di Natale e in una Palermo semideserta Mimmo Fisichella incontra Fabrizio Corsaro. Da qui parte un viaggio nei ricordi (condito dall’inconfondibile linguaggio colorito del nostro poliziotto, sebbene Salvo Toscano abbia fatto “un’opera di epurazione del turpiloquio che lo caratterizza”). Siamo nella seconda metà degli anni Novanta quando Fisichella, giovane commissario appena trentenne, viene trasferito a Palermo (città che già da allora gli stava sulla m…) e risolve il suo primo caso di omicidio la notte della Vigilia di Natale.

In poche pagine Salvo Toscano mette in scena personaggi popolari che si muovono tra i vicoli di un rione della città vecchia e che si trovano coinvolti nella morte di Calogero Puccio, uomo di dubbia rettitudine.

Anche questa volta non sono riuscita a trattenere qualche sana risata. Trovo irresistibile la scrittura di questo autore soprattutto quando si cimenta in quelle frasi in corsivo in dialetto stretto (peccato che siano seguite dalla traduzione italiana) e in particolare quando sottolinea le differenze tra il dialetto palermitano (dei fratelli Corsaro) e quello catanese (di Domenico Fisichella)

《Mi piace il modo di parlare dei catanesi. Che per dire “perse” dicono “pessi” quando invece noi palermitani violentatori di vocali diremmo una cosa che non saprei traslitterare e che suona più o meno “pieaissi”》.

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