CANTO DI UNA DONNA LIBERA, di Jasmin Darznik (Piemme)
Recensione breve 1
Ho avuto la fortuna di scoprire una bellissima libreria a Trento con un libraio molto appassionato del suo lavoro. Vedendo cosa stavo acquistando mi ha consigliato questo libro, la storia di Forugh grande donna e poetessa Iraniana nata nel 1935 che ha scelto di essere libera e quindi di andare contro le tradizioni della sua amata terra.
Una scelta difficile e dolorosa ma che doveva a se stessa. Un libro che parla di libertà in modo positivo, un romanzo pieno di speranza e bellezza.
Letto in un fiato e ovviamente consigliatissimo
Di Beatrice Bindella
Recensione 2
Come un uccello in gabbia, la donna che scriveva poesie non ha mai smesso di cantare
“Quando la mia fede era impiccata alle fragili corde della giustiziae in tutta la cittàfacevano a pezzi il cuore dei miei occhi,quando soffocarono con il fazzoletto nero della leggegli occhi infantili del mio amaree dalle tempie pulsanti della mia speranzasgorgavano fiotti di sangue,quando la mia vita ormai non era più nulla,nulla, se non il tic-tac di un orologio,capii che dovevo amare,amare, amare follemente.”
Forugh Farrokhzad, la più grande poetessa persiana. Una vita in versi alla continua ricerca dell’amore e della libertà. Esempio di emancipazione femminile in un Iran, quello della sua giovinezza, tra gli anni Quaranta e Settanta, che non permette ancora alla donna di liberarsi da uno stereotipo che la vuole realizzata solo tra le mura del focolare.
Un romanzo che racconta una vita fatta di lotte, di successi ma anche, e soprattutto, di grandi rinunce. Una voce, quella di Forugh, “che resta”, destinata a portare grandi cambiamenti nella letteratura iraniana del Novecento.
Un romanzo che non tralascia nulla, attento ad ogni avvenimento importante nella vita della poetessa, come l’incontro con il regista Bernardo Bertolucci, avvenuto in Iran nel 1966, quando, affascinato dalla sua intraprendenza, decise di intervistarla.
Una vita, la sua, che si è spenta troppo presto. Una voce che rimarrà per sempre.
Recensione di Daniela Padoan
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