VITE CHE NON SONO LA MIA Emmanuel Carrere 

VITE CHE NON SONO LA MIA, di Emmanuel Carrere

 

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Questo libro è il frutto dell’esperienza vissuta in prima persona dall’autore, il quale decide di mettere nero su bianco le proprie e le altrui emozioni scaturite da due vicende diverse, ma profondamente drammatiche: lo tsunami della Sri Lanka, a cui Carrere sopravvive grazie ad una serie fortunata di eventi e che rappresenterà per lui un punto di svolta nella vita sentimentale; e la morte di Juliette, sorella della sua compagna di vita.

 

In particolare, è quest’ultima vicenda ad essere sviluppata maggiormente nel libro. Ed è qui che l’autore dà sfogo ai suoi pensieri più intimi, come in questo bellissimo passaggio del libro:

 

“Sai, è successa una cosa. Fino a pochi mesi fa, se avessi scoperto di avere il cancro, di dover presto morire e mi fossi fatto la domanda che si è fatta Juliette – la mia è una vita riuscita? -, non avrei potuto rispondere come lei. Avrei detto di no, che la mia non è una vita riuscita. Avrei detto che mi erano riuscite alcune cose, avevo avuto due figli belli e vivaci, scritto tre o quattro libri in cui aveva preso forma quello che ero. Ho fatto quello che ho potuto, con le mie capacità e le mie inadeguatezze, ho lottato per farlo, il bilancio non è del tutto negativo. Ma mi è mancata la cosa più importante, l’amore. Sono stato amato, sì, ma non ho saputo amare, o potuto, è lo stesso. Nessuno ha potuto abbandonarsi con piena fiducia al mio amore e io, alla fine, non mi abbandonerò all’amore di nessuno. Questo avrei detto, prima dell’onda, se mi avessero annunciato che stavo per morire. Ma poi, dopo l’onda, ti ho scelta, ci siamo scelti, e non è più lo stesso. Tu sei qui, accanto a me, e se dovessi morire domani potrei dire come Juliette che la mia è stata una vita riuscita”.

 

Del libro ho apprezzato la sincerità dell’autore, il quale si dà al lettore quasi come in un diario, esprimendo sia i suoi stati d’animo negativi che positivi, inserendoli nella narrazione così come si manifestano. In alcuni momenti, avrei preferito si dilungasse meno sulla spiegazione tecnica di argomenti legati alla vita professionale di Juliette. Ma, complessivamente, lo giudico un libro piacevole, anche se i temi trattati non possono di certo dirsi “leggeri”. Lo consiglio a tutti coloro che hanno affrontato, o stanno affrontando, un periodo particolare della loro vita e che cercano nelle storie altrui un piccolo spiraglio di luce per poterne uscire più forti di prima.

Recensione di Marina Manigrasso

 

VITE CHE NON SONO LA MIA, di Emmanuel Carrere

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