UNA FESTA IN NERO, di Alice Basso (Garzanti – aprile 2024)
Recensione 1
Ho amato Alice Basso sin da quando ho scoperto la serie della ghostwriter Vanni Sirca ed ho continuato quando ha creato la nuova serie di Anita Bo che con questo Una festa in nero sembra concludersi; dico sembra per aver sentito alcune frasi sibilline in una recente intervista dell’autrice. Possiamo però dire con certezza che quest’ultimo libro conclude in maniera brillante la trasformazione di questa giovane donna, che negli ultimi sei mesi l’ha portata a fare cose che la vecchia Anita non si sarebbe certo immaginata di poter fare: alla sua vecchia vita ed alle persone che le vivono intorno, a cominciare dalla madre e dal fidanzato, ha chiesto una specie di periodo sabbatico prima del matrimonio e così, sfruttando il suo diploma di dattilografa, si è cercata un lavoro ritrovandosi alle Edizioni Monné a collaborare con Sebastiano Ascona Satta, direttore della rivista Saturnalia, dove i due si mettono a scrivere, sotto uno pseudonimo, racconti gialli ispirati a fatti di cronaca per portare alla luce, in maniera nascosta, i misfatti del fascismo.
Ma i due non riescono a limitarsi ad una collaborazione solo lavorativa e si scoprono non solo innamorati e complici ma anche si trovano far parte di una rete di persone che la pensano come loro, a cominciare dalla maestra di dattilografia di Anita, dall’ amica Clara e dal fidato compagno di Sebastiano Julian; ed in questo ultimo libro la loro fervida immaginazione li spinge a mettere in piedi una fuga all’estero per sfuggire alle manovre dell’OVRA che vorrebbe incastrare Sebastiano come suo agente e spia. Ed a quel punto Anita ripensa alla vita dei suoi ultimi mesi- a “quando la vecchia Anita ha lasciato il posto alla nuova. E la nuova Anita ha pensato bene di ficcarsi in un mare di guai” -e valuta che sia venuto il momento di fare un salto di qualità: “qualche volta, hai un lupo sotto il mantello che ti sbrana, e non stai bene finché non te lo strappi di dosso e ci lotti alla luce del sole” e decide di lottare, per sé e per le persone che ama, perché “a volte ci sono cose che uno, semplicemente, deve fare”.
Mantenendo anche qui la sua scrittura leggera ed ironica la Basso affronta tematiche importanti- non solo quelle riferite al particolare momento storico in cui è ambientata la storia, particolarmente interessanti anche per la realtà odierna- e ci fa assistere alla crescita ed alla rivalsa di una giovane donna, ancora più difficile nel periodo del fascismo ma non facile neppure oggi, dimostrandoci come la determinazione e gli ideali possano portare a grandi cambiamenti senza perdere la speranza e la capacità di sorridere. Un ottimo libro che mi ha emozionato e commosso -e, sì, lo confesso- anche fare qualche lacrimuccia.
Recensione di Ale Fortebraccio
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Recensione 2
Finale a sorpresa per la serie dedicata alla segretaria torinese Anita Bo, che ormai ha ammesso anche con sé stessa di essere innamorata del suo datore di lavoro, lo scrittore antifascista Sebastiano Satta Ascona, ed è sempre piu vicina alle nozze con il perfetto esemplare di fascista Corrado Leone (ma non delle omonime caramelle!).
I personaggi sono noti, come lo sono le loro posizioni politiche e le loro intenzioni.
Qui, in particolare, le cose si fanno via via più pericolose per i nostri amici, che a questo punto devono compiere scelte definitive. Non anticipo nulla per evitare il rischio spoiler. Dico soltanto che nel prologo troviamo Anita impegnata in una corsa in solitaria sull’auto di Julian. Sta fuggendo e teme di essere seguita dagli agenti della famigerata polizia segreta dell’ OVRA; da dove e perché lo si scoprirà solo alla fine.
Nel mezzo, oltre alle schermaglie amorose con Seb, i sabati fascisti con le famiglie riunite, i Bo e i Leone, la Propaganda di regime, che “se ne frega” delle sanzioni comminate in seguito ai crimini di guerra in Etiopia, e che per certi aspetti richiama certe atmosfere preoccupanti del presente, una narrazione che ignora ciò che si dice all’ estero dell’ Italia, per trasmettere una falsa immagine di forza e potenza grazie a giornali asserviti e a un pubblico privato dell’ autonomia di pensiero.
Lettura avvincente, divertente (perché l’ironia di Alice Basso è un valore aggiunto) e interessante!
Recensione di Maria Teresa Petrone
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IL MORSO DELLA VIPERA – IL GRIDO DELLA ROSA – UNA STELLA SENZA LUCE Alice Basso
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