UN GRIDO DI LUCE, di Abi Daré (Nord – settembre 2024)
(seguito de “La ladra di parole“)
Per la giovane Adunni sta per avverarsi il grande sogno di andare a scuola, e anche Tia, la donna che l’ha presa con sé, è in procinto di scoprire qualcosa di importante sulla sua vita da sua madre moribonda. La vita di loro due però viene sconvolta dall’arrivo di alcune persone da Ikati che vogliono riportare Adunni nel suo villaggio per processarla per omicidio. La ragazza potrebbe scappare e invece decide di affrontare la situazione per poter riabilitare il proprio nome e camminare a testa alta tra la sua gente: viene così trascinata nel luogo del rituale dove farà la conoscenza di altre ragazze ciascuna con il proprio problema e stabilirà con esse quasi ludicamente un legame che l’aiuterà ad affrontare la situazione…e a crescere. Anche Tia si trova di fronte a una scelta, seguire e aiutare Adunni o fare luce sul suo passato, con le conseguenze che potrà portare una scelta piuttosto di un’altra.
Torna l’autrice de “La ladra di parole” per raccontarci l’atto finale e decisivo del cammino di Adunni verso la sua affermazione identitaria e ancora una volta ci troviamo di fronte a un romanzo di grande potenza espressiva e intensità, dove la missione della quattordicenne nigeriana non riguarda più solo se stessa ma tutta la sua gente. Ne viene fuori una storia corale di solidarietà femminile, magari meno brillante, un po’ più retorica e con qualche passaggio più ostico ma comunque di grande valore e ricca di spunti di riflessione. Un’esperienza di lettura a mio avviso didattica sull’importanza di far sentire la propria voce senza voltarsi dall’altra parte.
Recensione di Enrico Spinelli
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