ULTIMA NOTTE DA POVERI, di Fernando Aramburu (Guanda – giugno 2025)

Un libro di racconti brevi, inusuale per uno scrittore di lunghe e articolate storie come Patria e I rondoni.
Colpisce subito, oltre la brevità e l’immediatezza di queste narrazioni, lo sguardo essenziale e molto attento che riesce in poche pagine a farti partecipare. emotivamente a dolori, riflessioni, scelte e condizioni di vita.
Un’ accurata scelte delle parole, un’umanità sempre presente, un motivo poetico percepibile in ogni storia, un caustico senso dell’ironia rendono questo libro davvero speciale.
Niente di particolare si potrebbe dire di ogni storia ma in realtà ognuna di esse è un microcosmo che racchiude un’enorme potenziale di amore, odio, compassione, gioia e tristezza e molto spesso di irriverente beffa .
Alcune di queste storie mi hanno ricordato i telefilm di Hitchcock con le loro trovate inattese ma sempre plausibili anche se al limite dell’impossibile, come la storia di due ingenui e spietati ladri che cercano di arricchirsi o quella della ragazza che deve spendere la sua vita per accudire i genitori mentre pensa alla sua passione della fotografia.
Ci si può irritare, ma anche sorridere, per la preoccupazione di un ‘ insigne paleografa per i suoi difetti fisici, ci si commuove per l’atroce decisione da prendere in pochi secondi se sia meglio fare morire un vecchio o un bambino, e ancora su come sostenere un fratello gravemente malato e seguirlo nei suoi folli desideri o privare un bambino del suo giocattolo per insegnargli “un rapporto sano con gli oggetti e non essere ossessionato dall’idea del possesso”. Terrificante il racconto Klaus dove ogni parola rimanda alla meschinità umana anche davanti alla morte e ancora di più Mal di mani che vagamente ricorda La metamorfosi di Kafka –
Forse erano tutti spunti da elaborare in vista di narrazioni più articolate e ampie ma ritengo che la brevità di questi racconti sia un punto a loro favore:pochi tratti di penna ma il disegno è completo, non si sente la mancanza di nulla.
Recensione di Teresa Chi


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