TUTTO CHIEDE SALVEZZA Daniele Mencarelli

TUTTO CHIEDE SALVEZZA, di Daniele Mencarelli

 

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recensione 1

“È strana la scrittura, per principiarla occorre prendere una specie di rincorsa, gettarsi a volo d’angelo nel bianco della pagina (…), almeno sino a quando non finisce quella particolare elettricita’ che si è stabilita con tutto ciò che ti chiede di essere cristallizzato in parole.”

Anche in questo libro, la scrittura, per essere più precisi la poesia, permette al protagonista, che è anche la voce narrante di questo potentissimo romanzo di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020, di tradurre in parole il proprio mondo interiore, canalizzare le proprie emozioni, lasciando che defluiscano liberamente su un foglio, piuttosto che scoppiare in un nuovo impeto di rabbia, come le acque dirompenti a stento trattenute dagli argini artificiosi ed artificiali una diga. E sono proprio gli effetti devastanti ed incontenibili di una rabbia cieca e improvvisa quelli che conducono Daniele a trascorrere una settimana in una clinica psichiatrica, sottoposto ad un TSO, trattamento sanitario obbligatorio.

 

 

Qui, il giovane ventenne è costretto a fare i conti con i fantasmi interiori che lo divorano, con un dolore, che è al tempo stesso nostalgia e consapevolezza di se’ e del mondo che lo circonda, conseguenza di una sensibilità fuori dal comune, che lo porta a sentire sulla propria pelle la sofferenza degli altri e a chiedere instancabilmente non solo per sé, ma per tutti SALVEZZA.

“L’enormità di tutto, dallo spazio ai colori, stordisce e innamora, la bellezza gli occhi (…) Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù, fino ai talloni, alla velocità della luce, e oltre, attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza”.

 

 

Inizia così, in una stanza di ospedale, un viaggio che lo condurrà dagli abissi della solitudine e dell’incapacita’ a dirsi per quello che si è, ad una progressiva apertura, dovuta al bisogno di comunicare non solo il proprio tormento, ma anche le proprie quasi inconfessabili aspirazioni, non tanto ai medici, che lo seguono con superficialità e malcelata noncuranza, quanto ai compagni di stanza, cui la vita, che nulla ha risparmiato, ha insegnato a non giudicare.

Mencarelli ha il merito di trattare un argomento così delicato e spesso stigmatizzato, come l’instabilità mentale, senza cadere nella trappola del pietismo o della bieca commiserazione. Tutto è raccontato con onestà e schiettezza, senza il filtro di uno stereotipato perbenismo. L’autore non ha paura di guardare e di farci guardare la pazzia per quello che è, ma nella sua scrittura, che sa essere diretta e cruda, quanto sublime e poetica, è l’umanità a prevalere.

 

 

E i compagni di stanza del protagonista, ognuno con una storia unica ed irripetibile, ognuno con il proprio bagaglio di sofferenza ed orrore, che ci viene via via palesato, rivelano nel loro farsi persone, oltre la maschera della follia, una straordinaria empatia, nel sentire e comprendere l’uno il dolore dell’altro.

Un libro di quelli che toccano l’anima, commuovono e lasciano il segno.

Premio meritatissimo.
Da leggere.

Recensione di Marica Ardizzone

 

 

Recensione 2

1994. Daniele ha vent’anni, e dopo una violenta crisi di rabbia viene ricoverato per un TSO in un reparto psichiatrico.

7 giorni. 5 compagni di stanza. 5 uomini ai margini dell’esistenza. 5 anime che non possono fare a meno di soffrire ed amare a dismisura.

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L’amplificazione del sentire, anche dell’amore, diventa una condanna.
Eccole lì, sei persone che si trovano a combattere la stessa guerra, che cercano di mettersi in salvo, ognuno nel proprio angolo di stanza, indifesi di fronte alla propria malattia senza nome, esposti alle intemperie della vita.

C’è chi ha tutta la dolcezza dell’universo racchiusa negli occhi, ma affoga nella propria mente, perseguitato dalle cose…
C’e chi ha ancora 10 anni e aspetta fuori dalla porta di una stanza d’ospedale per poter vedere la sua mamma per l’ultima volta. Ad ogni rifiuto, un taglio e tanta rabbia…

 

 

C’è chi ha dentro il proprio corpo di uomo, una ragazza indifesa e innamorata e vive una vita così terribile, là fuori nel mondo, che la settimana di ricovero diventa come una vacanza…

C’è chi, dimenticato da tutti, senza neanche un nome, invoca la Madonna e implora la sua salvezza…
E poi c’è chi è rimasto incastrato dentro se stesso, fermo in un punto dal quale non riesce più a fuggire, riempito solo di un indecifrabile nulla.

Sguardi puri, scevri da ogni giudizio, anime fragili che prendono le distanze da tutti quelli che invece li hanno già etichettati, rinchiusi dentro una fredda cartella clinica, catalogati sotto il nome di un farmaco, dimenticati appena chiusa la porta del reparto.

 

 

Forse lui sarà destinato a vivere per sempre da infelice, a subire la vita con la sua bellezza e la sua mostruosità senza mai farci l’abitudine, sia nel bene che nel male, forse un giorno il dolore avrà la meglio… ma una cosa, Daniele, la sa di sicuro: non vuole diventare come “loro”, normale, se questo significa coprirsi gli occhi, tapparsi le orecchie, e chiudere il cuore.

Bello, di una bellezza forte e struggente.
Autentico come solo l’esperienza vissuta sulla propria pelle può essere.
Una scrittura che arriva feroce come le esplosioni di rabbia e delicata come gli occhi buoni di chi non conosce pace.
Poetico e genuino allo stesso tempo, direi anzi che Mencarelli è riuscito a fondere perfettamente il linguaggio popolare con una forma di poesia (dalla quale l’autore proviene) struggente, dando vita a qualcosa di unico.
Bello dal primo rigo all’ultimo, ringraziamenti compresi (mi hanno commosso anche quelli).

 

 

In queste pagine c’è veramente tutto, accoglienza e disperazione, amore e sofferenza, c’è il dolore e la fratellanza.
C’è la bellezza che solo in pochi sanno cogliere, quella bellezza che diventa nostalgia.
C’è tutto tranne una cosa… la follia, quella proprio non c’è.
Quella è solo nella testa di chi non sa guardare, ascoltare, e comprendere.

Daniele Mencarelli, grazie.

Recensione di Antonella Russi

Titolo presente nei 6 finalisti del Premio Strega 2020

e in Un Libro in un Tweet

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