TUTTI GLI INDIRIZZI PERDUTI Laura Imai Messina

TUTTI GLI INDIRIZZI PERDUTI, di Laura Imai Messina (Einaudi – ottobre 2024)

Sull’isola di Awashima, Giappone, si trova un piccolo ufficio postale, che tutti chiamano ufficio “alla deriva”, perché lì naufragano da tutta la Nazione lettere senza più indirizzo.

La giovane Risa ha ereditato dal padre postino il fascino per la corrispondenza, e la consapevolezza che i sentimenti possono assumere attraverso le lettere una forma concreta, tangibile, come un messaggio in bottiglia.

La madre invece, se da un lato l’ha iniziata alla meraviglia, dall’ altro non le ha dato quell’affetto e quella sicurezza di cui aveva bisogno, a causa di una malattia mentale che lei teme di aver ereditato; solo consigli improbabili e raccomandazioni poetiche. Risa sa però che anche la madre ha scritto molte lettere all’ufficio postale alla deriva, indirizzate proprio a lei, e spera di recuperarle per ottenere una sorta di risarcimento per le attenzioni non ricevute.

Decide così di trasferirsi sull’isola per un breve periodo, con il compito ufficiale di catalogare le lettere senza indirizzo che negli ultimi 10 anni si sono arenate nell’ufficio postale alla deriva, e quello personale di trovare le lettere della madre, per riallacciare i fili di un dialogo che non c’è mai stato.

Awashima è un’isola davvero piccola, e tutti gli abitanti, per lo più anziani, sono incuriositi dal suo arrivo; alcuni non comprendono cosa possa spingere una giovane a compiere una scelta del genere. È un’isola dove tutto accade con lentezza, dove non succede mai niente, da cui i giovani fuggono per questo motivo, e poi da adulti vi ritornano, per questo stesso motivo. È un’isola in cui una volta a settimana, in corrispondenza dell’ apertura dell’ ufficio postale, giungono molti turisti per leggere le lettere “alla deriva”, con la segreta speranza di trovarne una scritta proprio per loro.

Ad inframmezzare la narrazione si trovano alcune delle lettere senza indirizzo, piene di speranza, di poesia, di rimpianto. Lettere più importanti del denaro, perché contengono cose che normalmente la gente non riesce a dire a voce e, pur sapendo che non arriveranno da nessuna parte, scrivere le fa sentire bene. Sono scritte da adulti e bambini, uomini e donne, tutti accomunati dalla speranza in una seconda occasione. Alcune di esse sono rivolte a sconosciuti, altre a familiari defunti, altre a oggetti, giocattoli, animali, altre ancora al proprio io del futuro.

La narrazione procede con un ritmo pacato, con la stessa lentezza che caratterizza la vita sull’isola, e accompagna il lettore a conoscere vari aspetti della cultura giapponese, che l’autrice conosce bene, dal momento che da tempo vive nel Paese del Sol levante

Recensione di Maria Teresa Petrone

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