TERESA DEGLI ORACOLI Arianna Cecconi

Teresa degli oracoli Cecconi

TERESA DEGLI ORACOLI, di Arianna Cecconi

C’è una frase che condensa, in estrema sintesi, “Teresa degli oracoli” di Arianna Cecconi: “…famiglia finisce con A, perché è femmina…”.

teresa degli oracoliQuesta è la spiegazione che dà Nina, una delle protagoniste, da bambina a scuola, alla propria maestra, quando si giustifica sul perché la figura del suo papà, in un classico disegno di gruppo di famiglia, è relegato in un angolo, rispetto al centro del ritratto che contempla solo figure femminili.

Un romanzo di matriarcato verrebbe quindi da definirlo, ma non è solo questo, è ben altro.

Oseremmo definirlo una sagra familiare, un gruppo di donne che orbitano intorno alla mater familias Teresa, donna semplice e tosta, una contadina della bassa padana.

Di quelle donne di una volta, a cui la fatica insegna presto che non è proprio vero che ciascuno è libero di determinare la propria vita, magari lavorando al meglio e contando solo sulle proprie forze, spesso, se non sempre, non è proprio così.

 

Non è sempre vero che scegli il tuo destino, è il destino che sceglie te: alcuni hanno più opzioni di altri; per altri, guarda caso specie per le donne, pare che la vita complotti perché tutto resti uguale a oggi.

Nella sua semplice ed essenziale saggezza Teresa comprende che una donna non può godere compiutamente di tutti i colori della vita, per le donne la vita scorre come in un vero e proprio limbo. Coperta da una coltre grigia, come se fosse situata sotto una “panza de burro”, una pancia d’asino, simile ad un gigantesco asino in piedi ritto tra cielo e terra, la sua pancia grigia copre dello stesso colore le terre nebbiose, e le donne.

A coprirne i segreti: giacché Teresa, come le Sibille della mitologia del passato, come la Sibilla Cumana o Cassandra figlia di Priamo, è depositaria del potere dell’oracolo, che dispensa secondo il classico dettame: “fermati ed ascolta”.

E si ferma, Teresa, ed ascolta, e dispensa oracoli: ai membri della sua famiglia, gli unici in grado di comprenderli.

Che guarda caso, sono tutte donne.

Recensione di Bruno Izzo

 

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