TANTA ANCORA VITA, di Viola Ardone (Einaudi – settembre 2025)

Recensione 1
Un libro da leggere, per me di quelli da avere in libreria e gustarsi nelle emozioni pagina dopo pagina, con la matita a portata di mano per sottolineare, evidenziare alcune parti.
Tre vite, tre voci.
Un bambino Kostya che parte dall’Ucraina per raggiungere la nonna Irina, che ha studiato Filosoche’, parla citando Dante, domestica a Napoli a casa di Vita, che vive un dolore immenso per aver perso suo figlio.
Capitoli si alternano nel racconto di loro tre, in prima persona, ricordando il passato, affrontando il presente con i suoi fardelli.
Ad ogni protagonista, l’autrice ha assegnato un linguaggio che completa e caratterizza la persona e la vita che rappresenta.
Linguaggi diversi che trovano sintesi nell’incontro e che diventano quel ‘lessico famigliare’ di questo libro alla Natalia Ginzburg.
La guerra è un tema trasversale, guerra di sentimenti, di ricordi, tra popoli, guerra che cambia tutto il presente ed azzera le vite, che “ha fermato gli orologi”, che non sta scritta con i suoi guai nei confini geografici delle cartine, ma ha cambiato le città, ha un suono tutto suo.
Guerra che separa le persone e intere famiglie, lontane nei luoghi, con vite da ricostruire, a volte trasparenti nel nuovo stare.
Guerre interiori, in lotta con il passato, con i ricordi, quelle memorie che certi eventi interrompono, perché fermano il tempo, come “il tuo libro .. fu di nuovo interrotto. Due segnalibri che non si sarebbero più mossi”.
Una immagine che lascia senza respiro, potente come il vuoto che lasciano coloro che se ne vanno.
Si parla tanto anche di amore, perché è il sentimento potente che alla fine unisce le persone, che muove ogni mamma.
“Un filo rosso che parte dal centro di una testa e arriva al centro di quell’altra”.
Un sentimento che attivano spontaneamente i bambini con i loro gesti “Questo fanno i bambini alle persone. Le sincronizzano sul tempo dell’amore”.
Un libro che è un viaggio nelle vite degli altri e spunto anche per la propria!
Buona lettura
Recensione di Stefania Lofiego
Recensione 2
Torna Viola Ardone e ancora una volta lo fa con un romanzo per niente banale e dalla forte componente emotiva. Stavolta sono diversi i protagonisti, e i narratori, di una vicenda che si svolge nei giorni dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina: c’è in primis Kostya, un bambino ucraino che dopo l’arruolamento del padre attraversa da solo la frontiera e compie un lungo viaggio per raggiungere Napoli. C’è poi Irina, sua nonna, che lavora come donna delle pulizie e ha imparato l’italiano grazie a Dante e spesso e volentieri usa le sue terzine per rispondere alle domande della gente.
E troviamo infine Vita, la donna per cui lavora Irina e che un giorno si trova sulla porta il piccolo Kostya: separata e con un forte dramma inferiore, la nostra convive con una pesante depressione a cui ha dato il nome Orietta, isolandosi dal resto del mondo se non per fugaci scappatelle senza impegno. L’incontro dei destini di questi tre personaggi ed eventi contingenti, mescolati al dramma della guerra in Ucraina, porteranno uno stravolgimento nelle loro vite e smuoveranno emozioni e sentimenti sopiti, portandoli a decisioni coraggiose e comportamenti drastici ma per niente scontati.
Viola Ardone riesce ancora una volta a tratteggiare e seguire il percorso di crescita dei suoi personaggi, inizialmente in via di definizione e sempre più nitidi andando avanti nella lettura, riuscendo a tenere ben salde le fila della narrazione pur guardandola da più punti di vista alternati. Nonostante sia forse più lento rispetto ai precedenti, questo romanzo offre un riuscito quanto efficace ritratto di 3 persone alla ricerca di qualcosa a cui non sanno magari dare un nome e del loro viaggio tra drammi, bugie e rivelazioni, cercando di sostenersi e di salvarsi a vicenda.
Una splendida esperienza di lettura, dunque, mai retorica né infiorettata e dai risvolti sorprendenti, all’interno di uno scenario bellico a noi tanto vicino e con in primo piano protagonisti come se ne vedono ogni giorno, apparentemente ordinari e con gli stessi problemi di tante altre persone, eppure proprio per questo tanto reami e affascinanti.
Recensione di Enrico Spinelli
Recensione 3
Tanta ancora Vita di Viola Ardone
Appena uscito, questo romanzo ci raggiunge con la forza di qualcosa che non poteva attendere oltre. La Ardone sceglie tre voci per raccontare la fragilità e la possibilità di rinascere: un bambino in fuga dalla guerra, una donna che vive chiusa in se stessa, una nonna che porta addosso la fatica di due mondi.
Non c’è alcun intento consolatorio: la guerra resta guerra, le ferite restano ferite. Eppure, nel loro incontrarsi, questi personaggi ci fanno sentire che un varco esiste. Non è redenzione, non è catarsi; è il gesto minimo che rimette in circolo la vita quando sembrava esaurita.
La scrittura è semplice, a tratti quasi pudica, e proprio in questa economia trova la sua forza. La Ardone non alza la voce, lascia che siano le assenze, le pause, a dire ciò che serve. A volte la trama ci porta su sentieri già noti, ma i dettagli, i piccoli gesti, tengono viva l’attenzione e danno spessore ai personaggi.
Il percorso della scrittrice si chiarisce sempre più: Il treno dei bambini guardava alla memoria storica, Oliva Denaro alla condizione femminile, Grande meraviglia allo sguardo di un medico sui bambini internati in manicomio. Con Tanta ancora Vita l’orizzonte si sposta di nuovo: il presente, con le sue fratture, diventa teatro narrativo.
Ciò che tiene insieme queste tappe è la scelta di raccontare chi rischia di restare invisibile — i piccoli spediti lontano, le ragazze costrette a un destino, gli internati, oggi un bambino che cerca un approdo. È qui che la voce della Ardone si riconosce, fedele nel dare dignità a chi non ha spazio nel racconto dominante.
Ed è per questo che leggere Tanta ancora Vita significa non solo seguire una storia, ma lasciarsi interrogare da un presente che ci attraversa. Un invito che vale la pena accogliere.
Recensione di Karin Zaghi


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