STORIA DI MIA VITA, di Janek Gorczyca (Sellerio – maggio 2024)
Questo scrive un alcolista da 50 anni. Qui voglio finire mio racconto, perché ho sofferto troppo.
Sospiro prima di scrivere di questo libro perché ogni singola parola scritta da questo autore merita un respiro profondo.
In primis devo dire che tutto è scritto di suo pugno in un italiano imparato da tutti coloro che lo hanno incontrato e che hanno avuto a che fare con lui: medici, poliziotti, infermieri, vicini, colleghi, datori di lavoro, barboni. È un italiano vero, di pancia, con l’anima di chi non è nato qui ma impara ad essere italiano tra gli italiani.
Janek Gorczyca scrive la sua storia.
La storia di un uomo ribelle e fragile che sceglie di vivere per strada pur lavorando, di far vincere l’alcool pur capendo i danni, di non avere legami eppure cercarli con tutta l’anima, di un uomo che ha visto morte e guerre e che poi dalla Polonia sceglie la vita e arriva a Roma.
Ogni pagina trasuda vita, e la strada si sa educa come nessuno e mostra l’anima in un modo che sbalordisce.
Non sempre in positivo.
Questo è anche un libro su una storia d’amore importante: Marta, nel bene e nel male, è faro, è impegno, è cura, è sostegno, è coccola, è amore.
Nel bene e soprattutto nel male.
Il letto è la totale assenza di staticità.
Il cuscino è il bisogno atavico di ribellione.
La coperta è la storia che ognuno ha sulle spalle.
La luce è la continua sfida con la vita.
La bottiglia sempre vuota è la conferma che siamo lacrime e merda.
È un libro piccolo eppure immenso nella sua ambizione di regalare al lettore una storia vera che non muore con l’ultima pagina, ma continua a sussurrare parole anche dopo.
Recensione di Maria Elena Bianco
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