SEMBRANO UOMINI, di Fabrice Tassel (Carbonio – febbraio 2025)

Il romanzo inizia in modo forte fin dalle prime righe: sono passati 11 mesi da quando un bambino di dieci anni annega nell’oceano della Bretagna dopo essere inciampato contro un anello di ormeggio. Suo padre Thomas ha assistito all’incidente e dice di essersi lanciato in acqua per tentare di salvarlo.
Anna, la madre, era invece a casa. Lei è un’infermiera, è quella che si dice una combattente. Ma non riesce a superare la perdita del suo piccolo Gabriel più di Thomas, anche se non per le stesse ragioni. Thomas non ha gusto per lo sforzo, non ha un lavoro fisso, sua madre lo ha iperprotetto e lo ha reso un uomo immaturo, abituato a non fare nulla e a non aspettarsi nulla dalla vita, se non sport, in particolare il nuoto, in cui è stato ampiamente incoraggiato da suo padre. Il suo futuro non lo preoccupa più di tanto.
Dominique Bontet, giudice istruttore incaricata anche di un caso di violenza domestica tra una coppia, Iris e Patrice, viene incaricato di chiudere il caso dell’incidente di Gabriel Sénéchal. Ma il suo intuito le dice di aspettare.
In questo romanzo di Fabrice Tassel, scopriamo, pagina dopo pagina, la vita di Anna e Thomas mentre affrontano le difficoltà della vita quotidiana, non proprio una bella linea retta.
Scopriamo la violenza domestica, la codardia, le bugie, tristemente quotidiane per la giudice Dominique Bontet, che fa della risoluzione dei casi un punto d’onore “perché le vittime se lo meritano”.
La tensione sale lentamente: cosa è successo veramente quel giorno in cui il piccolo Gabi è caduto nell’oceano? Cosa scoprirà la giudice?
Alla fine, il castello di menzogne cadrà e la verità verrà finalmente alla luce. Un romanzo molto potente che invita ad andare oltre le apparenze giocando sulla pluralità dei punti di vista, regalando una storia ricca di sfumature portate avanti da una scrittura precisa, elegante, attenta ai minimi dettagli.
Recensione di Moreno Migliorati
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