SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE Italo Calvino

SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE, di Italo Calvino

 

SE UNA NOTTE D'INVERNO UN VIAGGIATORE Italo Calvino Recensioni Libri e News
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Recensione 1

Il testo parte subito salutandoci, dicendoci che siamo noi i protagonisti e ci racconta stili e modi di lettura, tesi e studi su come vivisezionare un libro e tu pensi: ‘Ma io voglio leggere la storia, perché nella storia l’autore mi mette tutte queste interruzioni a mo’ di saggio?’, e sono domande che pure Calvino ci fa più volte durante la lettura e allora ti chiedi anche perché deve farti lui delle domande che è naturale che vengano durante la lettura del suo libro, insomma, un gran caos, più mettiamoci la storia, quella vera, quella del viaggiatore, che non è l’unica, è una serie di libri che non finiscono e lo scrittore, immane, ci dimostra la sua bravura, nell’esporci dieci possibili tracce per dieci fantastici romanzi, un intelletto straordinario, una luce che non si spegne.

 

 

Ho iniziato a leggere questo libro al principio della quarantena e devo dire che ho fatto fatica ad ingranare la marcia, all’inizio ti confonde, come la confusione generata dal virus e non capivo, o meglio, speravo che in qualche maniera ci fossero delle svolte al povero protagonista che è il lettore stesso ma anche un’individuo che si trova ingarbugliato in una storia losca di falsi libri e ci sono delle frasi, che mi è stato impossibile non paragonare al nostro momento:

“I seggioloni di vimini dalle alte spalliere ricurve, a cesto, per riparare dal vento, doppisti in semicerchio, sembravano indicare un ondo in cui il genere umano è scomparso e le cose non sanno che parlare della sua assenza. Ho provato un senso di vertigine, come non facessi che precipitare da un mondo all’altro e in ognuno arrivassi poco dopo che la fine del mondo era avvenuta”

Come un ritardo, come un’ angoscia di non esserci, di non vivere il momento, mentre invece ci siamo ed è solo la sensazione di spaesamento, di ‘vertigine’ appunto, che ci conduce a questo stato di smarrimento.

 

 

Il libro va avanti, con questo lettore che si trova fra le mani un testo incompiuto e affannosamente si mette alla ricerca del suo seguito, ma ogni volta che si avvicina e trova o qualcuno gli fornisce il libro, quest’ultimo è sempre diverso, con storie diverse, spacciate per la stessa, ma tradotta e rivelata in altre storie, è un libro che all’inizio mi ha fatto innervosire, io che volevo una lettura silenziosa e scorrevole, invece mi ero impantanata in qualcosa che mi dava l’impressione di confondermi ma con calma ho continuato, perché la curiosità di chi legge è infinita come infinite le sue frasi fra i vari capitoli che forniscono le risposte alle domande che il libro, ostinatamente, inconsciamente e non continua a farti:

“Io al contrario sono da tempo convinto che la perfezione non si produce che accessoriamente e per caso; quindi non merita interesse alcuno, la natura vera delle cose rivelandosi solo nello sfacelo;”.

Più si va avanti nella lettura e più si ha voglia di capire dove si arriverà:

“Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sà”

 

 

Sembra che Calvino sia un sensitivo, perché ogni volta fornisce la chiave del dubbio e allora continuo questo suo viaggio all’insegna della ricerca della verità, dell’essenza vera dei libri, della parola scritta e mi ritrovo a vivere in multiformi ambienti, ogni volta con una partenza diversa e si scopre piano piano che il protagonista non è il libro misterioso, come la mente abituata a leggere vorrebbe, ma il protagonista è il lettore stesso che cerca invano di trovare la fine ai 10 incipit che ci vengono forniti, in mezzo ad un giallo ironico e surreale che sta a noi sbrogliare o accettare che lo scrittore si sia preso gioco della nostra pazienza e ci abbia omaggiato del suo genio ancora un volta, facendoci rimanere a bocca aperta per la sua astuzia e per il suo irraggiungibile talento.

E un libro che fino alla fine mi accompagna nel mio presente quotidiano, io che di lavoro faccio la campionarista di tessuti e che chissà se lo avrò ancora, mi ritrovo a leggere queste righe, che sento mie e mie resteranno, come a dire che i sogni non possono cessare di esistere:

“Io sono Irina Piperin, e lo ero anche prima della rivoluzione. In futuro non so. Disegnavo tessuti e finché i tessuti continueranno a mancare farò dei disegni per aria.”

 

 

e ancora:

“ ‘Io leggo dunque esso scrive’. E’ questa la speciale beatitudine che vedo affiorare nel viso della lettrice, e che a me è negata.”

Penso che ci sia molta nostalgia in ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’, nostalgia della scoperta, nostalgia della lettura e non dell’essere letti che lui prova a farci capire, ci fa capire quanto sia in parte doloroso questo sforzo per cercare sempre di stupire il lettore o la lettrice e lo lascia apertamente intendere in questa frase:

“Ci si slancia a scrivere precorrendo la felicità d’una futura lettura e il vuoto s’apre sulla carta bianca”

Buona Lettura.

Recensione di Marusca Leali

 

Recensione 2

C’è riuscito ancora una volta!

Questa volta non mi ha solo sorpreso, mi ha letteralmente sballottato!

Un grande esempio di sperimentazione che va oltre la genialità, secondo me!

Un gesto di altruismo di Italo che in questo testo ha messo al centro di tutto il lettore, la lettura, il piacere di leggere, i diversi modi di leggere…lo scrittore a nostra completa disposizione.

Italo qui, più che in altri suoi scritti, mi ha parlato direttamente.

 

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Ma cos’è “Se una notte d’inverno un viaggiatore”?

E’ un romanzo che non riesce a finire, è il romanzo del “TU”, IO investita del ruolo di protagonista.
Io lettrice compro un libro dopo poche pagine mi accorgo che c’è un errore di stampa. E allora torno in libreria per cambiarlo, ma anche quello che mi danno in sostituzione ha lo stesso difetto, e soprattutto ha un altro incipit, un’altra storia, è un altro genere di romanzo.

Nel frattempo però ho fatto la conoscenza di un Lettore.
Insieme partiamo alla ricerca del libro completo che abbiamo comprato e che vogliamo leggere, ossia “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.

Riusciremo nell’impresa?

 

 

Ma soprattutto quale sarà alla fine la vera impresa? Trovare il libro? Riuscire a leggerlo per intero? Trovare un senso ai 10 incipit trovati e letti? Oppure innamorarci?

Non è un libro questo, è un labirinto dove mi sono persa, piacevolmente persa…

Ditemi se non è un’idea geniale questa!!??

E’ un romanzo in cui una volta entrata vorresti andare avanti senza fermarti perché “leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà”.
E Calvino mi ha portato per mano a scoprirlo, attraverso dieci incipit di dieci romanzi diversi, di dieci generi diversi, di dieci autori immaginari, tutti diversi da lui e tra loro.
Il suo grande talento è stato quello di identificarsi con me, la Lettrice, presentarmi il piacere della lettura di un genere invece che propinarmi un testo vero e proprio.

“Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza soggetto”.

Grazie a questo libro sono tornata ad assaporare “una condizione di lettura naturale, innocente, primitiva”.

E mi sono ritrovata descritta magistralmente dalle sue parole:

 

 

“Fra i tuoi libri, in quest’insieme che non forma una biblioteca, qui è la parte viva, di consumo immediato, a dire più cose di te. Parecchi volumi sono sparsi in giro, alcuni lasciati aperti, altri con segnalibri improvvisati o angoli di pagine piegati. Si vede che hai l’abitudine di leggere più libri contemporaneamente, che scegli letture diverse per le diverse ore del giorno. Basterà questo per dire che vorresti vivere più vite contemporaneamente?”

Sono proprio io…

C’è uno scambio reciproco: lo scrittore scrive per nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto, e il lettore vuole invece spogliarsi d’ogni intenzione, essere pronto a cogliere una voce che si fa sentire quando meno se lo aspetta, una voce che viene non si sa dove, da qualche parte al di là del libro, al di là dell’autore.
E alla fine mi sono ritrovata, dopo una lunga ricerca, un po’ disorientata, esterefatta, colpita e più innamorata!

Ho capito che si può leggere in tanti modi diversi…lettura come stimolo per far rimbalzi di pensiero in pensiero, d’immagine in immagine, creando itinerari di ragionamenti e fantasie; leggere e rileggere cercando tra le righe una scoperta, una verità, una scintilla; leggere e rileggere lo stesso libro in età diverse così da scoprire sempre nuove cose di noi e del libro stesso; leggere un libro e farlo entrare in rapporto con quelli letti in precedenza; leggere per ritrovare la nostra memoria d’infanzia, i nostri ricordi; leggere per il semplice piacere di leggere…

 

 

“Lei crede che ogni storia debba avere un principio e una fine? Anticamente un racconto aveva solo due modi per finire: passate tutte le prove, l’eroe e l’eroina si sposavano oppure morivano.
Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l’inevitabilità della morte”

Buona lettura!

Recensione di Cristina Costa

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