
SANGUE MARCIO, di Antonio Manzini (Piemme – giugno 2025)
Pietro e Massimo sono due bambini relativamente felici: vivono in una bella villa, e nonostante due genitori non impeccabili- mamma alcolista e padre ombroso- non gli manca nulla. Un giorno però arriva il proverbiale fulmine a ciel sereno che cambierà per sempre la loro vita: la polizia arresta il padre e i giornali lo identificano come “il mostro delle Cinque Terre”. I due fratelli crescono isolati, Massimo diventa commissario di polizia con una famiglia allo sbando e una certa propensione all’alcol, Pietro un affermato giornalista di cronaca, single impenitente e con tante ombre dentro di sè. A riunirli sarà la comparsa sulla scena di un nuovo serial-killer del quale si troveranno a occuparsi entrambi….e a confrontarsi con il reciproco vissuto.
A distanza di vent’anni torna finalmente disponibile il debutto narrativo di Manzini, fortemente voluto al tempo da Niccolò Ammaniti, un lavoro che seppur acerbo consente di vedere gli elementi propri della proposta del nostro, l’attenzione alla psicologia dei personaggi, la diversa elaborazione del dolore e delle tragedie familiari (che esprimerà al meglio ne “Gli ultimi giorni di quiete”), e un certa cattiveria “noir” di quelle che ti colpiscono allo stomaco e che ti mettono di fronte alla faccia amara della realtà.
C’è l’elemento giallo ma la cosa più importante è il percorso di formazione dei due protagonisti su cui l’autore si concentra ricorrendo a frequenti flashback e con uno stile tagliente, diretto e mai prolisso. Collocato nel suo tempo e tenendo conto della maturazione letteraria di Antonio Manzini dal suo debutto in poi, definirei quest’opera prima senza dubbio propedeutica e formativa, vera dimostrazione di come il vero talento narrativo si veda già dai primi passi compiuti da un autore
Recensione di Enrico Spinelli
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