REVOLUTIONARY ROAD Richard Yates

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REVOLUTIONARY ROAD, di Richard Yates

Ho scoperto questo romanzo leggendo una di quelle liste pubblicate dai giornali, in cui si raccomanda la lettura di cento o più romanzi e che, solitamente, si fanno notare per essere mancanti di quell’autore o quel titolo: incuriosita, ho deciso di scoprire se davvero fosse un titolo imperdibile… Ecco il mio pensiero.

 

REVOLUTIONARY ROAD di Richard Yates Recensione UnLibro

 

Frank e April, con i loro due bambini e la bella casa in un sobborgo del Connecticut, sono l’immagine della famiglia perfetta e felice dell’America degli anni 50 ma, in realtà, il loro matrimonio è in profonda crisi e la speranza di salvarlo è affidata a un trasferimento in Francia, sognato da lei ma non da lui: quando il viaggio salta, si scatena una tragedia.

Romanzo complesso e feroce,

L’autore descrive i Wheeler come l’immagine della felicità come veniva concepita all’epoca (il romanzo è del 1961): belli, giovani, al sicuro da problemi economici, dal ruolo ben definito di marito esemplare che porta lo stipendio a casa, lui, e di mogliettina devota, perfetta casalinga e madre, lei; il lettore scopre subito come tutto questo sia solo apparenza, mentre i due protagonisti sono, in realtà, due egoisti, nevrotici e frustrati, alla ricerca affannosa di un futuro che pare non coincidere con quello proposto dal sogno americano nel quale vivono, fatto di casette dipinte, giardini ordinati e cene in armonia con i vicini, di giornate passate, sostanzialmente, nell’ozio che rendono quella vita, superficialmente idilliaca, una prigione, opprimente e desolata, qualcosa dalla quale fuggire e non alla quale tornare sereni.

 

 

Yates descrive i suoi personaggi in modo impietoso, mettendone in luce le debolezze e le meschinità, senza portare il lettore a essere comprensivo o solidale con la loro caduta, ma mettendo piuttosto in evidenza come a cadere siano i sogni della gioventù, sacrificati a un ideale di benessere di tipo consumistico ma che non lascia spazio all’espressione del talento e della vera essenza di ognuno, mentre il desiderio di recuperare lo slancio e la passione della giovinezza si scontra con la consapevolezza che tale passione non è mai davvero esistita, se non nei lontani ricordi, mitizzati da entrambi i protagonisti, dei loro primi mesi da innamorati e fatalmente evocata dall’immagine delle piantine lasciate seccare in cantina, per sbadataggine.
Il romanzo di Yates affronta, in modo critico, diversi aspetti della società americana degli anni 50, un mondo che a noi lettori di oggi sembra lontanissimo e del quale possiamo anche sorridere, ma che finisce per toccarci perché il fallimento umano di Frank e April è il fallimento dei sogni e delle illusioni che entrambi rappresentano e non è un caso che l’unico personaggio in grado di analizzare lucidamente tale fallimento sia un malato di mente, incapace comunque di far parte di questo sogno.

 

 

Lo stile dell’autore è un altro punto a favore del romanzo, uno stile che lo stesso autore rivela di aver elaborato a partire dalla lettura di Fitzgerald e Flaubert: Yates usa immagini, parole, che evochino precise sensazioni, emozioni creando un sotto-testo emotivo che raggiunge il cuore del lettore, facendogli percepire la plumbea atmosfera della casa di Revolutionary Road e che per fortuna non va perduto nell’ottima edizione italiana (Minimum Fax).

Consiglio il romanzo a lettori di buona volontà e a coloro che amano i libri in cui a contare veramente è la costruzione del personaggio, piuttosto che lo svolgimento di una trama.

Recensione di Valentina Leoni

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