
Assegnato il Premio Strega Europeo 2025 a IL GIORNO DELL’APE, di Paul Murray (Einaudi – gennaio 2025)
Recensione 1
Difficile dire qualcosa dopo le altre bellissime recensioni… e quindi mi affiderò all’immediatezza delle sensazioni che ho raccolto. Sulla trama del libro, dirò che racconta la storia dei Barnes, madre, padre e due figli: si chiamano Imelda, Dickie, PJ e Cass, e ognuno racconta un pezzo. Letteralmente. I capitoli si alternano al ritmo delle loro voci, delle loro esperienze, di quello che è importante per ciascuno e magari meno per altri, di ciò che vedono o vogliono far vedere. Si compone così, piano piano, un puzzle ricco, sembra sempre di essere arrivati all’ultimo incastro e invece c’è un nuovo particolare che viene svelato. E si scopre perchè Imelda ha sposato Dickie, perchè l’attività di famiglia non ha funzionato, perchè PJ sembra sempre fuori posto e sul punto di fuggire, perchè Cass sembri perennemente e violentemente arrabbiata….Queste vite sono inserite in un microcosmo di amiche pettegole, di regole, di apparenze provinciali, di scoperte possibili dalla prospettiva della “città”….
Bene…credo di aver parlato a sufficienza del mio personale abbozzo di trama.
Ora veniamo al cuore di ciò che mi ha colpito:
“Solo dopo, quando tutto era ormai perduto, si è reso conto di quanto avesse investito su quel momento. Per anni, per decenni, ci aveva sperato, aveva sognato il loro ricongiungimento, nutrendosi a piccole dosi di un mondo che non poteva esistere. Se quella sera non fosse andato lì, avrebbe portato con sè quel sogno per il resto dei suoi giorni. Adesso era finita”.
Ciascuno dei Barnes aveva un sogno, e ogni sogno è andato distrutto. Chi legge, legge tutto: l’illusione e la realtà, che spesso è la prospettiva meno interessante, salvo considerare che dalla crepa della disillusione possa uscire nuova linfa. A volte succede. Questo romanzo prova a raccontarlo, con ironia, con crudeltà, con un intreccio sempre vivace e mai scontato.
Vorrei dire che certi sogni sono roba che si legge solo nei libri, e anche certi dolori, certi amori, certi abbandoni, certe vendette. E invece come al solito la magia è quella di ritrovarsi. I Barnes offrono i loro “pezzi”, le loro visioni e i loro cocci, e noi ritroviamo i nostri.
Descrizioni, linguaggio e situazioni familiari mi hanno fatto pensare a Franzen e personalmente spero di poter leggere altro di questo autore, che sarà al Salone del libro di Torino il 17 Maggio, alle 17.00. Ecco….lui ci sarà, io andrò via un po’ prima, ma la copia me la porto, che non si sa mai, metti che il sogno per una volta, una, capita sul serio!
Buona lettura
Recensione di Flavia Mottola
Recensione 2
Fantasmi. Murray ci racconta la storia di una famiglia irlandese alle prese tra crisi economica, cambiamenti climatici e una profonda insoddisfazione e solitudine. Ognuno dei componenti ha una parte dedicata, con uno stile diverso, e la differenza dello stile è uno degli elementi più interessanti del libro. C’è Cass, coi suoi piccoli problemi adolescenziali che più o meno tutti abbiamo affrontato in un mondo sempre più indecifrabile tra eccesso di “politically correct”, fenomeni climatici sempre più estremi ed incertezza economica e personale, Pj, fissato coi videogiochi, e poi ci sono i due genitori, molto più giovani di quello che ci si potrebbe aspettare, Imelda, casalinga che cerca di tener insieme la famiglia, e Dickie, proprietario di una concessionaria sempre più in crisi.
Lo stile e la parte che mi è piaciuta di più è quella di Imelda, Il personaggio di Imelda è molto interessante, perché sospeso tra fiaba ( la sua stessa infanzia e adolescenza ha i connotati tipici della fiaba) e tragedia, anche se questo non contribuisce a renderlo molto credibile. Lo stile è un omaggio a Joyce, flusso di coscienza senza punteggiatura ma non particolarmente difficile da comprendere.
L’autore riesce a farti empatizzare profondamente non solo con lei ma anche con i componenti della famiglia, per cui ti dispiace per le disgrazie che capitano loro e per la loro incapacità di comunicare ed ascoltarsi ( e anche per una certa stupidità di fondo di alcuni di loro).
L’autore sembra dirci il più grande torto che possiamo fare a noi stessi risulta non accettarci per come siamo e nasconderci dietro maschere, riempiendo il nostro vuoto con oggetti inutili e costosi e così danneggiando il pianeta o cercando di fuggire con progetti infantili per sfuggire la realtà.
Il finale non mi è piaciuto. Sarà pure coerente ma non mi è piaciuto e ho immaginato un finale diverso.
Ciò non toglie che è uno dei libri contemporanei più interessanti che abbia letto da tempo e mi siano rimasti impressi i personaggi molto profondamente.
Da leggere per chi ama l’Irlanda e le sue leggende e si interroga su presente e futuro.
Recensione di Eleonora Benassi
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