NOVECENTO Alessandro Baricco

NOVECENTO, di Alessandro Baricco

 

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“Credetemi, non ne troverete altre di navi così: forse, se cercherete per anni ritroverete un capitano claustrofobico, un timoniere cieco, un marconista balbuziente, un dottore dal nome impronunciabile, tutti sulla stessa nave, senza cucine. Può darsi. Ma quel che non vi succederà più, potete giurarci, è di stare lì seduti col culo su dieci centimetri di poltrona e centinaia di metri d’acqua, nel cuore dell’Oceano, con davanti agli occhi il miracolo, e nelle orecchie la meraviglia, e nei piedi il ritmo e nel cuore il sound dell’unica, inimitabile, infinita, ATLANTIC JAZZ BAAAAND !!!!!
[…]
Al clarinetto, Sam “Sleepy” Washington! Al banjo, Oscar Delaguerra! Alla tromba, Tim Tooney! Trombone, Jim Jim “Breath” Gallup! Alla chitarra, Samuel Hockins! E infine, al piano… Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento”

Un sogno. Una nuvola. Una magia. Questo libricino di Alessandro Baricco è inclassificabile. Sfugge alle definizioni, alle catalogazioni, alle etichette che tutti amano perché facilitano le archiviazioni. No, non è nemmeno un racconto o un romanzo o una semplice storia. Così dice l’autore nell’incipit:

 

“Ho scritto questo testo per un attore, Eugenio Allegri, e un regista, Gabriele Vacis. Loro ne hanno fatto uno spettacolo che ha debuttato al festival di Asti nel luglio di quest’anno. Non so se questo sia sufficiente per dire che ho scritto un testo teatrale: ma ne dubito. Adesso che lo vedo in forma di libro, mi sembra piuttosto un testo che sta in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce. Non credo che ci sia un nome, per testi del genere. Comunque, poco importa. A me sembra una bella storia, che valeva la pena di raccontare. E mi piace pensare che qualcuno la leggerà.”

 

 

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Sin dall’inizio sappiamo che è un testo scritto per il teatro. Talmente magmatico emotivamente e artisticamente da spingere Giuseppe Tornatore a regalarci un film meraviglioso. “La leggenda del pianista sull’oceano” con una colonna sonora MOZZAFIATO. Lo scrivo con le maiuscole perché adoro quella colonna sonora e trovo che Ennio Morricone si sia avvicinato tantissimo alla musica del protagonista, Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento. Eppure c’è un confine che la musica non riesce a superare: il potere della fantasia e della rievocazione che l’autore suscita nel lettore. La mia musica di Novecento, quella che sento nella mia testa è impossibile trasferirla nel mondo reale. Qualsiasi riproduzione è e sarà di livello inferiore.

Detto questo adoro la colonna sonora della Leggenda di Tornatore. È solo che in un gioco di riflessi e di mondi che sconfinano l’uno nell’altro, a bordo della nave di Novecento eccoci catapultati in un mondo irreale.

Siamo appunto sulla nave. Alla ricerca del sogno americano. Che è diverso per tutti, ma solo chi si avvicina con semplicità e purezza d’animo vedrà la terra promessa. Forse chi ha l’ambizione di arrivare per primo, non sa di cosa si parla.

 

“Quello che per primo vede l’America. Su ogni nave ce n’è uno. E non bisogna pensare che siano cose che succedono per caso, no… e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c’aveva già quell’istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi, e se guardavi bene, già la vedevi, l’America, già lì pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido (gridando), AMERICA, c’era già, in quegli occhi, di bambino, tutta l’America. Lì, ad aspettare. Questo me l’ha insegnato Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, il più grande pianista che abbia mai suonato sull’Oceano. Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto”.

Ritornando alla nostra storia, giusto per darvi un’idea, è la storia, come avete capito, di un grande:

“Lo era davvero, il più grande. Noi suonavamo musica, lui era qualcosa di diverso. Lui suonava… Non esisteva quella roba, prima che la suonasse lui, okay?, non c’era da nessuna parte. E quando lui si alzava dal piano, non c’era più… e non c’era più per sempre… Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento.”

 

La nave, si chiamava, Virginian. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Questo monologo di Baricco narra la singolare storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Ancora neonato, viene abbandonato a bordo della nave, sul pianoforte della prima classe e viene trovato per caso da Danny Boodman, un marinaio di colore che gli farà da padre fino all’età di otto anni, quando morirà in seguito a un incidente sul lavoro. Il bambino incontra il narratore, anche lui musicista, all’età di ventisette anni, quando questi viene assunto come trombettista sulla nave. Questo è l’inizio di una sincera amicizia, la quale non finirà nemmeno con l’abbandono della nave da parte del narratore. Il finale non ve lo racconto scopritelo o andatelo a rileggerlo. Possibilmente con la vostra colonna sonora in testa. Ma va bene anche quella di Ennio Morricone.

I consigli del Caffè Letterario Le Murate Firenze, di Sylvia Zanotto

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