Moti d’inerzia, il nuovo libro di Mariagrazia Spadaro Norella (Libreria Croce – giugno 2024)
Uomini e donne tormentati dal senso di inadeguatezza e dalla paura di fallire, incapaci di evolvere – o forse solo di credere davvero in sé stessi.
Questo il libro “Moti d’Inerzia” di Mariagrazia Spadaro Norella. Storie, tutte venate di amara ironia e ambientate nelle periferie romane dove le vicende dei personaggi si intrecciano, raccontano dipendenze, figli perduti e ritrovati, solitudini e incapacità di amare, allucinazioni e pazzia.
La base del libro di Mariagrazia Spadaro Norella, è proprio il sogno. Il collante, che sembra, infatti, legare tutti i personaggi è un sogno custodito nel cassetto. Tuttavia, l’autrice, intende regalare un lato inedito del sogno: il testo, infatti, non indaga le beltà di un’ambizione, quanto piuttosto le brutture relegate ad essa. È un sogno malconcio, quello descritto dall’autrice, un sogno che spinge verso il baratro, un desiderio incessante, una voglia matta che cambia il corpo e lo spirito e non ascolta ragione. Sono sogni malformati, quelli della Spadaro Norella, sono sogni che non ammettono razionalità e che sono pronti a spingersi verso il peccato e la dissoluzione, pur di essere spesi e realizzati.
Uno dei personaggi del testo più importanti, è certamente Mina. Ella sembra in qualche maniera dibattuta tra due sogni principali: architettare case da sogno e diventare un’affermata scrittrice. La realtà di mezzo è un lavoro di ristrutturazione uffici. Un ritorno alla realtà, che l’autrice, racconta in onore del vero. Una riflessione profonda, quella compiuta dall’autrice, un baratto necessario tra un sogno incessante e la necessità “del posto fisso”. Una storia, quella del racconto “Cemento industriale”, che mette a fuoco i sentimenti, raccontando di un amore materno “che avrebbe voluto esplodere, ma che in realtà non c’è stato”. Una storia dove diventare scrittori svia dai soliti cliché, dove l’emozione si spende riga dopo riga, in un avvincente escalation di sentimenti.
Sono sogni pericolosi quelli raccontati nel testo “Moti d’inerzia”, sogni che non ascoltano ragione e razionalità, capaci di infrangersi su scogli appuntati pur sapendo di perire. È il caso di Paola, che nel racconto “Sotto le punte” è alla ricerca di una perfezione corporale, volta alla carriera di prima ballerina. Un rapporto insano col cibo, un’ossessione maniacale verso la ricerca di un corpo ossuto e leggero. Un racconto sincero, sul lato oscuro della danza, dove centimetri e pelle, sembrano essere d’stacolo ad un’arte che parte dall’anima. Un racconto sincero e diretto, un sogno che sembra infrangersi contro l’uso della sostanza “speedball”. Un grigio morte di cui a poco a poco, l’autrice si serve, accompagnando il lettore “alla resa dei conti”.
Sono storie emozionanti, quelle presentate dall’autrice. Ognuna di esse si interconnette all’altra, attraverso un filo invisibile. Un libro dove l’inerzia lascia il suo posto per brevi momenti al moto. Sono storie dove il movimento è solo un’illusione, vite che si spaccano, storie che si intrecciano. Un libro con un linguaggio diretto e semplice, è pronto per essere accolto e amato da lettori di ogni genere.
Recensione di Lisa Di Giovanni
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