MORTE IN STREAMING. Feticismo mortale Mario Ferrante

 

MORTE IN STREAMING. Feticismo mortale, di Mario Ferrante

 

 

Ciao a tutti. Ho trovato questo libro seguendo i suggerimenti di Amazon, e posso dire che nonostante i miei gusti un po’ difficili e molta diffidenza specie degli autori sconosciuti, mi ha dato molta soddisfazione. Di base è un giallo, anche se è scritto con regole e stile molto più vivace; inoltre, siccome è anche classificato “hard boiled”, è molto, molto, molto pesante, nel senso che ci sono scene raccapriccianti, raccontate con dovizia di particolari, e in modo che nella mente si visualizza proprio l’immagine. A me piace molto la cosa, e quindi l’ho apprezzato molto, ma penso che per qualcuno possa essere disturbante.

La storia all’inizio si fa fatica a seguirla. Parte da un prologo che si capirà molto più avanti perché c’è, e poi inizia raccontando tre vicende distinte che si legheranno nel corso della narrazione. In pratica, c’è una figura vestita da morte che massacra degli uomini, un gruppo di pervertiti feticisti che tortura e uccide delle ragazze, e un attacco terroristico al Palazzo Pirelli di Milano. Dopodiché le cose si complicano. Come detto, tutto il libro è pervaso da scene truculente, dialoghi politicamente scorretti e tanto sarcasmo, e alterna capitoli divertenti, da brividi, tristissimi, adrenalinici, raccapriccianti, e via così… non sai mai cosa aspettarti dopo.

I personaggi non brillano per caratterizzazione, a parte quello principale, ma la cosa non disturba molto perché il necessario c’è, e i sentimenti di empatia o odio che suscitano non fanno fatica a venire fuori. Penso che sia una scelta stilistica per non appesantire troppo una mina da 600 e passa pagine, che peraltro scorre parecchio bene, ma per chi cerca introspezione psicologica, qui ne troverà molto poca. Perché leggerlo: perché è ambientato in Italia in posti diversi (alcuni molto belli), la storia è molto originale ed è sviluppata bene, non se ne nota la lunghezza, e non mette in tavola il solito piatto di cliché e luoghi comuni e politicamente allineati dove l’eroina alla fine della storia viene salvata dal principe azzurro e vuole mettere su famiglia.

Perché non leggerlo: perché in certi passaggi si vede che è un’opera prima, e la complessità non prevede colpi di scena assolutamente inattesi (anche se i tuoi salti sulla sedia te li fa fare), ma soprattutto perché usa uno stile narrativo molto cinematografico che letteralmente ti fa visualizzare la scena, e tante scene di tortura, sia su uomini che su donne, sono “cruente”, per usare un eufemismo, il che vuol dire che per chi si impressiona facilmente il piacere della lettura viene meno molto presto.

Recensione di Mitia Bertani

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