L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE Milan Kundera

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE Milan Kundera Recensioni Libri e News UnLibro

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE, di Milan Kundera

 

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Recensione 1

“Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze come gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi”.

Nella Praga degli anni ’60 Tomáš e Tereza si incontrano per una serie di coincidenze e da questo incontro nasce un amore che li accompagnerà per tutta la vita. Questa in estrema sintesi la trama de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, romanzo capolavoro di Milan Kundera pubblicato nel 1984, diventato presto un vero e proprio classico contemporaneo.

Attenzione però nel pensare che questo romanzo sia una semplice love-story, una vicenda sentimentale. Nel raccontare l”amore fra Tomàš e Tereza Milan Kundera inserisce riflessioni filosofiche ed esistenzialistiche che risultano estremamente interessanti e abbastanza “toste” anche a distanza di quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione.

 

 

Tomáš è un brillante chirurgo che lavora presso l’Ospedale di Praga ma è anche un uomo che alle spalle ha un divorzio e non intende stabilire legami troppo vincolanti con nessuno. Tomáš è una sorta di don Giovanni praghese che vaga da un’amante all’altra nella convinzione di cogliere in ognuna di esse ciò che di unico porta con sé.  Tereza è una ragazza di provincia che vuole fuggire dal mondo di sua madre. Un mondo nel quale lei è condannata a essere soltanto un corpo. Un corpo fra altro bellissimo ma incapace di distinguerla qualitativamente da qualsiasi altra persona al mondo. Tereza non vuole  essere soltanto un corpo, Tereza vuole essere anche e soprattutto un’anima (eterno dualismo corpo/anima).  Per tale motivo, Tereza cerca continuamente la sua anima allo specchio scrutando sul suo volto i tratti che in qualche modo la rendono inimitabile e sogna di incontrare qualcuno che sia in grado di restituirle questa unicità. E si convince che quel qualcuno è proprio Tomáš. Da ciò si comprende che partendo da questa premessa il loro amore non potrà che essere alquanto contrastato.

Tomáš, infatti, rappresenta la leggerezza, una leggerezza che è libertà ma anche frivolezza. Tereza, invece, rappresenta il peso, l’esigenza di dare un senso alla vita, senso che può trasformarsi in una prigione. Da questo deriva il titolo del libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere”: nell’illogicità della vita l’essere umano sente l’esigenza di dare un senso che lo faccia sentire in qualche misura speciale, unico, esattamente come unica si vuole sentire Tereza.

 

 

Sullo sfondo di questa vicenda si intreccia la storia di Franz, un professore universitario di Ginevra, che riesce a liberarsi dal suo opprimente ménage familiare grazie all’amore per Sabina, una pittrice che lo abbandona proprio a causa della sua dedizione.
Ma ancora più importante che la vicenda di Franz e Sabina è la presenza dei carrarmati sovietici che nel 1968 invadono la Cecoslovacchia strozzando sul nascere la famosa “Primavera di Praga”, avvenimento a cui Kundera, essendo praghese, ha assistito in prima persona e che restituisce in questo libro con l’intento di mostrare l’opprimente dittatura del Kitsch.

Il Kitsch nel capitolo VI viene presentato non solo e non tanto come una categoria estetica ma soprattutto come una categoria metafisica.
In altre parole Kundera ci presenta un Kitsch non come un oggetto caratterizzato semplicemente da cattivo gusto ma la volontà precisa da parte degli uomini di “eliminare la merda dalla loro vita” (dualismo tra sublime e infimo, tra menzogna e verità).

Il Kitsch consiste nel presentare la vita come un’unica grande marcia verso la realizzazione della giustizia nella storia.

Quando l’uomo si arma di questa convinzione è capace di inviare carrarmati in qualsiasi città.  Questo, riassumendo, il senso del discorso di Kundera sul Kitsch: la menzogna comprensibile che provoca una lacrimazione collettiva dove si intravede nel retro l’incomprensione verità.
Il romanzo di Kundera è un romanzo ricchissimo, denso, compatto, forte capace di stimolare grandi riflessioni soprattutto in una doppia lettura onde evitare di definirlo, agli occhi di un giovane e inesperto lettore, viziato da una certa leziosità.

E anche se fosse, è una leziosità perdonabile soprattutto nell’ultimo, indimenticabile capitolo dove Kundera raggiunge l’apice di un lirismo intellettuale senza eguali riagganciando i fili di quell’incomprensibile verità, che rimarrà, purtroppo, tale.

“La pesantezza, la necessità e il valore sono tre concetti intimamente legati tra loro: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore”

 

Recensione di Patrizia Zara

 

Recensione 2

Era da tempo che questo libro attendeva di essere letto e come spesso accade è necessario aspettare il momento giusto. Forse dovevano giungere momenti così difficili per rifugiare la mente tra le righe di un testo simile che penso si possa definire un saggio.

 

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Vorrei partire analizzando il titolo che diventa quasi un ossimoro: una cosa leggera è di per sé sostenibile, tuttavia l’uso dell’aggettivo, serve in questo caso a sottolineare la tesi dell’insostenibiltà della leggerezza dell’essere. E dato che non abbiamo alcuna possibilità di capire se le nostre decisioni e le nostre scelte siano giuste o sbagliate, non potendole sperimentare prima di viverle, allora sarebbe lecito prendere ogni decisione alla leggera. Tuttavia questa ipotetica mancanza di significato della nostra esistenza e del nostro essere, diventerebbe un peso insopportabile, insostenibile, ecco quindi la giustificazione del titolo: “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.

 

Anche la trama sembrerebbe fondata su di una “insostenibile leggerezza”, (una serie di intrecci amorosi e tradimenti tra i protagonisti). All’interno della storia, tutto risulta esclusivamente momentaneo, come se ciò che le persone sono è ciò che vivono in quell’istante quindi, le relazioni umane sono al centro del racconto e la casualità degli eventi diventa elemento dominante. Potevamo amare una persona diversa, potevamo essere amati da una persona diversa, potevamo avere un altro destino? Dentro questo universo quasi onirico, diventano pregnanti i concetti di “leggerezza” e “pesantezza”; leggero e libertino è l’atteggiamento di Tomáš che tradisce l’amore di Tereza. E pesante è il fardello dell’eterno ritorno di Tereza, pesante la sua valigia, che trascina all’interno un passato fatto di relazioni difficili con sua madre.

 

L’autore è la voce narrante che pare osservare da dietro le quinte le vite dei protagonisti e dalle cui vicissitudini prende spunto per discutere di temi cruciali sull’esistenza.

Altro concetto cardine; “L’eterno ritorno, l’eterna ciclicità degli eventi”.

Questo tema esistenziale ha trovato un’alta resa letteraria all’interno del romanzo, in cui l’eterno ritorno nietzschiano funge quasi da prefazione alla vicenda. Infatti l’eterno ritorno dell’uguale rappresenta la chiave di lettura dell’opera, come un fil rouge che unisce gli avvenimenti.

Ma mi domando, basterebbe all’uomo vivere altre due, tre vite per imparare a non commettere gli stessi errori? Per diventare più saggio e raggiungere quella maturità necessaria per non perseverare attraverso il medesimo sbaglio…?

Recensione di Marzia De Silvestri

Recensione 3

Kundera è uno scrittore non convenzionale, per non dire altro. Se cerchiamo personaggi completamente plasmati, definiti, strutturati e una trama armoniosa, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” non è quel tipo di romanzo.

Kundera usa semplicemente la trama e i personaggi come strumenti o esempi per spiegare la sua filosofia sulla vita, e questo è ciò di cui tratta questo romanzo. Kundera solleva molti interrogativi: se abbiamo solo una vita da vivere e ogni scelta è irreversibile, è meglio sopportarne il peso e cercarne un significato, o è meglio essere leggeri e vivere come se nulla avesse senso?

 

E con una sola vita, come possiamo sapere se le decisioni che prendiamo sono quelle giuste? E che dire del ruolo del destino rispetto alla scelta? L’amore è basato su circostanze casuali o conta la nostra scelta personale? E come differiscono amore e sesso? Facciamo le nostre scelte pensando al presente ma poi,col tempo, continueranno ad essere giuste? E se avessimo sbagliato?

“Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.”

Non a tutti piacerà. È enigmatico, provocatorio, filosofico e talvolta un po ‘confuso. È un po ‘romantico, un po’ storico, un po ‘politico.Può piacere o non piacere.

 

Una delle riflessioni che preferisco:

“Fare l’amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse ma quasi opposte. L’amore non si manifesta col desiderio di fare l’amore (desiderio
che si applica ad una infinità di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che
si applica ad un’unica donna).”

Recensione di Cosimo Aprile

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