Libro/Film IL CIELO IN GABBIA Christine Leunens – JOJO RABBIT Taika Waititi

Libro/Film IL CIELO IN GABBIA Christine Leunens - JOJO RABBIT Taika Waititi Recensioni Libri e News

Libro/Film IL CIELO IN GABBIA Christine Leunens – JOJO RABBIT Taika Waititi

Libro – IL CIELO IN GABBIA, di  Christine Leunens

Questa è una storia lunga una vita, una storia che si trasforma pagina dopo pagina e che, partendo dalla storia di un ragazzino ai tempi dell’ascesa di Hitler, racconta poi un rapporto “d’amore” ossessivo e oppressivo, nato da una bugia e cresciuto sulla follia dei suoi protagonisti.

IL CIELO IN GABBIA Christine Leunens recensioni Libri e News UnLibro

Vienna, 1938.

Mentre l’Austria vive l’annessione alla Germania nazista il giovane Johannes viene attratto dall’ideale nazista: diventa membro della gioventù hitleriana e cerca di trasmettere questa enorme passione anche ai suoi genitori, che sono invece segretamente antinazisti.
Ferito e sfigurato da un’esplosione Johansson è costretto a ritirarsi dalle attività del regime hitleriano; chiuso nella grande casa dei genitori scopre che nascondono Elsa, una giovane ebrea.
La curiosità iniziale, mista a odio verso “una nemica del Reich”, diventa presto interesse, ossessività e desiderio di possesso. Elsa ricambia la curiosità e l’interesse verso Johannes, ma quando la guerra finisce inizia la menzogna che permette a Johannes di continuare a privare Elsa della libertà e che fa crescere tra di loro un rapporto folle, di amore e odio, dipendenza e sottomissione.

 

La storia raccontata in questo romanzo è potenzialmente molto interessante ma per me scritta in modo discontinuo: a volte scorrevole ma per lo più in modo poco accattivante, che ha reso faticosa la lettura di alcuni paragrafi.

Il cielo in gabbia ha ispirato il film Jojo Rabbit, uscito nei cinema italiani a gennaio 2020 e vincitore del premio Oscar per Migliore sceneggiatura non originale.

 

Recensione di Simona Olivieri

 

Film – JOJO RABBIT, di Taika Waititi

titolo originale: JOJO RABBIT (USA, 2019)
regia: TAIKA WAITITI
sceneggiatura: TAIKA WAITITI
cast: ROMAN GRIFFIN DAVIS, SCARLETT JOHANSSON, TOMASIN MCKENZIE, SAM ROCKWELL, TAIKA WAITITI
durata: 108 minuti
giudizio: ★★★☆☆

Nella Germania nazista, con gli Alleati ormai alle porte di Berlino, un timido ragazzino undicenne cresciuto nella totale adulazione di Hitler (tanto da farne il suo amico immaginario) scopre che la madre nasconde in casa e protegge una giovane ragazza ebrea… 

Joio

Si può ridere, o quantomeno sorridere sull’Olocausto? La risposta è sì, purchè ovviamente nel rispetto della tragedia e stando ben attenti a non oltrepassare il limite del buon gusto. In passato qualcuno ci aveva già provato, anche con ottimi risultati: da Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber a Train de vie di Radu Mihaileanu, oltre naturalmente a La vita è bella di Roberto Benigni, vincitore di ben tre Oscar e apice della carriera del comico toscano. Un film che piacque da matti agli americani e che, ne siamo sicuri, ha quantomeno aiutato il neozelandese Taika Waititi a gestire bene i pesi e i contrappesi di una commedia nera sulla Germania nazista, capace di raccogliere consensi in tutto il mondo.

 

Quello raccontato da Jojo Rabbit è infatti un nazismo da avanspettacolo, volutamente scimmiottato ed estremizzato in chiave satirica, nonchè deriso in tutte le sue (tragiche) sfumature. Chiariamolo: nulla a che vedere con il “buonismo” sincero di Benigni, anzi (ci sono scene di una tensione drammatica non proprio da tutti, specialmente per il suo pubblico di riferimento), ma di sicuro l’idea di base è la stessa: una parabola naif sugli orrori della guerra vista dagli occhi di un bambino, che ha il merito di ricordarci quanto le tragedie del mondo possano condizionare le menti “vergini” degli innocenti, non ancora consapevoli della follia degli adulti…

 

Jojo Rabbit è il nomignolo che i suoi coetanei hanno affibbiato al piccolo Johannes Betzler, un ragazzino timido, mingherlino e spaurito che vive da solo con la mamma dopo aver perduto in guerra sia il padre che la sorella. Siamo nella Germania del 1945, con gli Alleati che marciano spediti verso Berlino e lo stato maggiore nazista ormai rassegnato alla sconfitta in un paese devastato e sepolto sotto le macerie.

Eppure, potremmo dire malgrado l’evidenza, Jojo convive caparbiamente con il mito del Fuhrer, l’unica ideologia che conosce, tanto da idealizzarlo come amico immaginario e affidargli le sue confidenze di undicenne impacciato e bullizzato dai compagni. Un giorno Jojo scopre che la madre, da sempre segretamente avversa al regime, nasconde proprio in casa sua una ragazza ebrea spigliata, brillante e molto carina. Dopo la prevedibile diffidenza iniziale tra i due s’instaura una confidenza che ben presto, naturalmente, si trasformerà in sentimento.

 

Difficile per il piccolo Jojo decidere da che parte stare: da una parte Hitler, suo mentore e fino a quel momento suo unico confidente e confessore, dall’altra la bella Elsa, che lo esorta a ragionare con la propria testa e non accettare pedissequamente il lavaggio del cervello di un regime violento che predica lo sterminio di massa dei diversi, i “non ariani”. Sarà grazie al coraggio e al sacrificio di queste due donne, la fiera Elsa e la coraggiosa madre Rosie (un’umanissima Scarlett Johansson, meritatamente candidata all’Oscar) che il ragazzino maturerà in fretta e prenderà consapevolezza di se stesso.

Il film viaggia a due velocità: piuttosto contratto e macchinoso nella prima parte, forse fin troppo grottesco e forzato nelle scene “comiche”, molto più fluido invece man mano che il rapporto tra Jojo Elsa diventa più stretto e la commozione, genuina, s’impossessa dello spettatore trasportandolo verso un epilogo struggente ed emotivamente fortissimo, che non ci fa dubitare nemmeno per un secondo del messaggio sincero e pacifista di questa bella parabola sull’insensatezza di tutti i totalitarismi.

Un prodotto che non può certo dirsi politicamente scorretto (a dispetto delle apparenze), semmai piuttosto un intelligente tentativo di satira politica pensato per un pubblico di adolescenti, cui fornirà uno sguardo sulla tragedia ben più nitido di quello dei libri storia. Un toccasana, di questi tempi.

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