LEZIONI AMERICANE Italo Calvino

LEZIONI AMERICANE, di Italo Calvino

 

Santiago de Las Vegas, Cuba 15 ottobre 1923
Siena, 19 settembre 1985
“Dai lettori m’aspetto che leggano nei miei libri qualcosa che io non sapevo, ma posso aspettarmelo solo da quelli che s’aspettano di leggere qualcosa che non sapevano loro

Oggi nell’anniversario dalla scomparsa di questo grande, grandissimo scrittore, vorrei condividere con voi il mio pensiero su quello che è considerato il suo testamento letterario, Lezioni Americane.

E’ stato il primo libro di Italo che ho letto “consapevolmente”, e da allora ho radicalmente cambiato il mio modo di entrare nel libro, il mio approccio al testo, la mia visione di quella che considero un’arte…L’ARTE DI LEGGERE!

 

 

Italo Calvino…non mi ero mai avvicinata a questo autore se non scolasticamente al liceo, “obbligata” a leggere di visconti, baroni e cavalieri.

E ho voluto iniziare da questo saggio, ultima sua opera, pubblicata postuma…ultimo suo grande insegnamento:

il 6 giugno 1984 Calvino è ufficialmente invitato all’Università di Harvard a tenere le Charles Eliot Norton Poetry Lectures, dove Poetry sta per ogni forma di comunicazione poetica.

E’ la prima volta che viene invitato uno scrittore italiano.

Avrebbe dovuto tenere queste 6 lezioni nell’anno accademico 1985-86.

Muore in seguito ad emorragia cerebrale nella notte tra il 18 e il 19 settembre del 1985.

Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, cominciare e finire, sei proposte per il nuovo millennio, questi sono i titoli delle lezioni.

Si tratta di valori o qualità o specificità della letteratura che gli stavano a cuore:

“La mia fiducia nel futuro della letteratura consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici”.

La forza di queste qualità è che nessuna esclude il suo contrario. Devono esserci entrambi, devono coesistere, nella giusta misura, nel giusto equilibrio. E Calvino ce lo spiega con ironia e con la consapevolezza di non poter giungere ad una conoscenza assoluta.

Attraverso citazioni ed esempi dei più grandi, passando da Dante, Cavalcanti, Boccaccio, Lucrezio, Ovidio, Shakespeare, Diderot, Leopardi, Proust, la domanda che d’ora in poi mi porrò nel mio leggere quotidiano sarà: quali di questi valori incontro, se li incontro?

 

 

Leggerezza, che non vuole dire superficialità, ma semplicemente vivere con “leggerezza pensosa” la pesantezza della vita; rapidità, che non è una corsa contro il tempo, ma la capacità e la facoltà di divagare, rallentare, fermarsi o accelerare a seconda del bisogno; esattezza, il giusto uso del linguaggio che permette di avvicinarsi alle cose con discrezione, attenzione, cautela e rispetto di ciò che le cose comunicano senza parole; e poi ci sono le mie preferite: visibilità e molteplicità.

“la fantasia è un posto dove ci piove dentro”: per fantasia si intende la parte più elevata dell’immaginazione, quella che nasce istintivamente leggendo anche il più scientifico o filosofico dei libri: basta una parola, una frase, per stimolare una fantasia. Ognuno la sua.

Ed è proprio questa che dobbiamo salvare, “una facoltà umana fondamentale, il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini”.

Infine la molteplicità: perché cosa siamo noi se non “una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”.

Grazie Italo!

Di Cristina Costa

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