
18L’EBREA ERRANRE, di Edgarda Ferri (Solferino)

Se pensate che nel Cinquecento le donne dovessero starsene in un angolo a filare la lana, “L’ebrea errante” di Edgarda Ferri vi farà cambiare idea — e anche di corsa. Grazia Nasi, alias Beatrice de Luna, si muove nel turbolento scacchiere europeo con una sicurezza che farebbe impallidire anche il miglior diplomatico dei nostri tempi.
Ferri racconta la sua storia con uno stile limpido e avvolgente, trasformando un saggio storico in un romanzo d’avventura senza bisogno di effetti speciali. Grazia tratta con imperatori, tiene testa ai papi, stringe accordi con i sultani come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre l’Europa tutta si agita tra guerre, intrighi e persecuzioni.
Certo, ogni tanto l’autrice ci infila qualche elenco di parentele e alleanze che potrebbe scoraggiare anche il più motivato dei lettori — ma basta stringere i denti (o saltare agilmente la parentesi, come faceva Grazia coi suoi avversari) per tornare a farsi trascinare dalla corrente della storia.
In definitiva, “L’ebrea errante” è un piccolo miracolo narrativo: ci restituisce non solo il ritratto di una donna straordinaria, ma anche quello di un’epoca in cui, per farsi ascoltare, non bastava alzare la voce… serviva essere una forza della natura. E Grazia Nasi, di forza, ne aveva da vendere.
Recensione di Vincenzo Anelli
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