LE OSSA PARLANO Antonio Manzini

LE OSSA PARLANO, di Antonio Manzini (Sellerio – gennaio 2022)

Recensione 1

 

Manzini
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Ultima ( per ora ) indagine del vicequestore Rocco Schiavone, che si trova a vivere una fase importante della sua vita in una perenne oscillazione tra il cambiamento e il costante passato che si lascia in parte alle spalle, ma che per altri versi continua ad accompagnare sempre Rocco nella sua vita quotidiana.

Dopo aver archiviato una pagina della sua vita a Roma, Schiavone deve affrontare l’ inchiesta più brutale della sua carriera; una di quelle in cui , usando una sua espressione, ” ti ci devi immergere per rimestare nel torbido e quando hai finito, tutto il sudiciume e il marchio in cui devi sguazzare ti rimangono addosso “.

In un bosco vengono rinvenute le ossa di un bambino sparito nel nulla aria anni fa, ” ossa che parlano ” e che gettano luce su un mondo brutale e disumano quale quello della pedofilia che si muove sfruttando le ombre e i meandri del deep web.
È l’ inchiesta più dura da affrontare per tutta la squadra della questura di Aosta, ma dalla quale nessuno vuole tirarsi indietro nonostante la crudezza del mondo sommerso con cui ognuno dovrà confrontarsi in un’ indagine snervante, a ritroso di anni, mettendo minuziosamente insieme tutti i pezzi del mosaico.
Un Manzini in gran forma regala una storia che lascia il lettore senza fiato, desideroso quanto Schiavone di veder mettere la parola fine ad un indagine dal ritmo serrato che si rivela piena di interrogativi e rompicapi sin dalla prima pagina.
Recensione di Alberto Carbonatto

 

Recensione 2

Ultima avventura di Schiavone e la sua squadra.

Il libro è bello.
Il ritrovamento in un bosco di una serie di ossa appartenenti ad un bimbo portano il vicequestore ed i suoi uomini ad indagare nel mondo del dark web. Una storia agghiacciante.
Ma in questo libro sono i rapporti fra Rocco ed i suoi uomini la parte che più mi è piaciuta. Sono pagine in cui l amicizia fra Schiavone ed i suoi uomini è narrata in modo molto realistico. Cene, caffè, viaggi in auto. Tutti insieme.
E riappaiono vecchi amori e vecchie amicizie.
Roma questa volta resta sullo sfondo, tutto si svolge fra Aosta Ivrea ed i boschi intorno.
Insomma una storia che colpisce, anche per la vena malinconica che la pervade.

Recensione di Paola Bendoni Cangi

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