L’ARTE DI CORRERE Murakami Haruki

Murakami

L’ARTE DI CORRERE, di Murakami Haruki

Ho una pila di biancheria da stirare che mi guarda da qualche giorno, diverse incombenze da sbrigare, rimandabili per la verità. Vorrei smaltire tutto e ricominciare, eppure accetto l’invito di mio figlio: vuole portarmi in un posto che mi piacerà senz’altro.
Non è sempre che con quell’ entusiasmo giovanile il mio figliuolo mi invita. Posso rifiutare? No.

 

L'arte di correre
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La biancheria ammassata nella verandina non scapperà di certo e lì buona buona ad aspettarmi e le piccole rogne quotidiane posso tranquillamente aspettare. L’invito di mio figlio no. Se perdo quest’occasione non so se si ripresenterà tanto presto.
Mi ha portato in una deliziosa, piccola   libreria e mi ha detto scegli quello che vuoi. Voglio regalarti dei libri.
Amore della mamma!

Pertanto la lettura di “L’arte di correre” l’ho affrontata con il piacere di dedicarla al mio eterno bambino che nell’arte di correre, sport solitario,  silenzioso e individualista, si confronta con se stesso, proprio come lo scrittore nipponico.
“Se malgrado tutto tieni duro e continui a correre, finisci con il provare  una sorta di disperato sollievo, come se il tuo corpo venisse svuotato di ogni sostanza (tossica).”

Ho divorato (termine che non mi fa impazzire ma che a quanto pare viene usato spesso)  le pagine ben scritte, assaporando la particolare personalità di Murakami, uomo tenace, testardo, asociale,  onirico e folle. Folle non termine generico di “genio e sregolatezza” ma di estrema ricerca nel padroneggiare il suo corpo affinché venga disintossicato dal velenoso pensiero, questo purificato per dare vita ad un’altra delle sue famose storie.

È una lettura rivolta a tutti perché nella corsa Murakami vede una sfida, la forza di credersi, l’entusiasmo illusorio di ritardare il tempo.
E nelle pagine, scrittura fluida e calzante, il mescolarsi delle lotte reali con quelle fantasiose, immaginative e evanescenti di uno scrittore che ha deciso di abbandonare, a trent’anni, uno stile di vita “normale” per diventare scrittore professionista e parallelamente un serio maratoneta. Determinazione, coraggio, profonda consapevolezza, volontà estrema. Fortuna.

Certo è che se tale libro non fosse stato scritto dallo scrittore di “Norvegian Wood”,  “Kafka sulla spiaggia” e altri, io non lo avrei mai comprato.

Ma mi è stato regalato con affetto e l’ho letto. E mi è piaciuto.

Insomma, in conclusione,  siamo po’ tutti artisti folli di un’esistenza che ci mette a dura prova e, se riusciamo a trovare uno spiraglio per contrastarla, per rettificare, almeno per poco, la linea già tracciata, beh, possiamo dire con fierezza che non siamo rimasti fermi a guardare il tempo che fa il suo lavoro con fastidiosa diligenza.

E allora: Qual è la vostra “corsa”?

Di Patrizia Zara
L’ARTE DI CORRERE Murakami Haruki

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