LA VARIANTE DI LÜNEBURG, di Paolo Maurensig
Recensione 1
La variante di Luneburg (P. Maurensig)
“Come ben sapete, Alechin sosteneva che gli scacchi sono un’arte, mentre Capablanca li vedeva come pura tecnica; per Lasker, invece, gli scacchi significavano lotta”
La variante di Lüneburg inizia come un thriller: il ricco imprenditore tedesco Dieter Frish viene trovato morto nel giardino della sua villa nei pressi di Vienna, ucciso da un colpo di pistola. Chi è stato, e perché? Da qui parte la narrazione di Maurensig, che tuttavia devia a poco a poco dal semplice giallo e si inoltra in paesaggi meno ospitali, più disturbanti, parlandoci dell’inumanità dell’uomo, dell’eterna lotta tra Bene e Male, della responsabilità insita in ogni nostra scelta, la quale innesca conseguenze inarrestabili, escludendone perentoriamente altre. La vita è come una lunga ed estenuante partita a scacchi in cui ci si sta giocando molto più di un semplice momento di divertimento e basta una sola mossa per decidere il destino nostro e degli altri.
Con La variante di Lüneburg Maurensig costruisce una storia vivida, dura, cruda. La struttura a incastro e il cambio di punto di vista narrativo (dalla prima alla terza persona singolare) contribuiscono a tenere viva l’attenzione e ci costringono a non farci semplicemente trascinare dal flusso della narrazione. Il ritmo è incalzante e siamo tenuti costantemente sulle spine perchè Maurensig è molto bravo a non far vedere le carte con cui sta giocando, esattamente come un bravo giocatore di scacchi tiene nascosta la sua strategia. Con un ampio utilizzo del flashback Maurensig, dopo averci incuriosito e averci fatto chiedere: “sì, ma perché mi interessa questo Frish?”, ci sbalza 60 anni indietro, e ci piazza davanti a una scacchiera in un lager tedesco. È qui che in realtà inizia la storia, a metà libro, e il quadro generale va quindi ricostruito attivamente, come se fossimo degli spettatori che arrivano a partita iniziata e devono cercare di capire con quali mosse si è arrivati fino a lì. E con quali mosse si può arrivare alla fine della partita.
“Ogni scelta implica, di per sé, l’abbandono di tutte le alternative“.
Recensione di Benedetta Iussig
Recensione 2
Un ricco imprenditore tedesco viene trovato senza vita.
La sua condotta abitudinaria e in apparenza tranquilla lascia aperte varie ipotesi sulle quali indagare.
E se la soluzione fosse racchiusa in una mossa di scacchi?
Il gioco degli scacchi come metafora degli intrecci e delle dinamiche esistenziali.
Una vicenda privata che confluisce e si snoda in uno dei contesti più bui e atroci della storia dell’umanità.
Un romanzo breve, ma complesso perché si articola su più livelli narrativi che in parte ho trovato scollegati e ho rimesso insieme a fatica.
L’incipit è avvincente, la scrittura prosegue fluida, ma ho trovato la prima parte confusionaria e a tratti ridondante.
A settanta pagine dalla fine, la svolta.
Il racconto diventa denso di significato, duro, asciutto, intriso al tempo stesso di una tenerezza che conquista e tiene incollati alla storia in un turbine di pathos e disperazione.
La scrittura diventa magistrale: lucida e avvolgente. Il ritmo è serrato.
Un libro doloroso che ricorda, sopra a ogni cosa, l`importanza di “non dimenticare”.
Nel complesso, non la definirei un`opera armoniosa e riuscita alla perfezione, ma la ritengo di alto livello e ne consiglio senza dubbio la lettura.
Recensione di Laura Pancini
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