LA TRISTEZZA DEGLI ANGELI, di Jón Kalmar Stefánsson (Iperborea)
“La Tristezza degli Angeli” è il secondo libro della trilogia che inizia con “Paradiso e inferno” (meraviglioso) e si conclude con “Il cuore dell’uomo” (prossima lettura).
È un romanzo che si svolge in Islanda, un paese dai lunghi inverni e dalla natura selvaggia. La neve, che cade dal cielo e viene trasformata in accecanti bufere dai venti, è la protagonista silenziosa di questa storia.
Come “Paradiso e Inferno”, ma direi anche di più, “La tristezza degli angeli” è un’ode al gelo e all’anima, un canto di neve e solitudine.
Stefánsson affronta temi universali come la vita, la morte, l’amore e la solitudine: un viaggio interiore che spinge a riflettere sulla esistenza e sul significato della vita stessa.
Nel silenzio bianco, dove il vento danza con i fiocchi di ghiaccio, tra le pagine di Stefánsson si incontrano gli angeli. Non quelli con ali di luce, ma quelli che portano il peso del mondo sulle spalle. Le loro lacrime sono stelle cadenti, e il loro respiro è il sussurro del vento tra le montagne.
Jens, il postino muto, ha attraversato l’inverno eterno per consegnare parole d’amore e speranza. Ha portato lettere scritte con il cuore, anche se il suo era un cuore ferito. Ha camminato su sentieri di ghiaccio, con le mani intirizzite e gli occhi pieni di stelle. Ha visto l’aurora boreale danzare sopra i fiordi, e ha sentito il richiamo delle balene nel mare gelido.
Il ragazzo orfano e senza nome, con gli occhi grandi come l’universo, ha imparato a leggere tra le righe delle lettere. Ha scoperto che le parole possono essere balsamo per l’anima, anche quando il mondo sembra crollare intorno a te. Ha abbracciato la tristezza degli angeli (uomini e donne che lottano contro ogni forma di male proprio come gli angeli) e l’ha trasformata in poesia.
E io, nascosta in ogni passo, ho pianto con loro. Ho sentito il freddo penetrare nelle ossa e ho visto la luce brillare nei loro occhi. Ho imparato che la tristezza può essere una melodia dolce, se la canti con il cuore aperto.
“La Tristezza degli Angeli” è un viaggio nell’anima, un’immersione profonda nel gelo e nella bellezza. È un inno alla fragilità umana e alla forza delle parole. È un romanzo che ti stringe il cuore e ti fa desiderare di abbracciare il mondo intero.
Leggete questo libro con gli occhi dell’anima. Lasciate che la neve vi avvolga e che il vento vi sussurri segreti. E quando chiuderete il libro, sentirete il calore delle stelle dentro di voi.
Jón Kalman Stefánsson è uno degli scrittori contemporanei che più riesce a penetrare dentro il cuore con la sua prosa poetica e suggestiva, struggente, e per questo credo che la sua impronta letteraria rimarrà indelebile nel tempo, proprio come i classici che non vedono mai la luce del tramonto, ma sempre l’alba di un nuovo giorno.
“La morte non porta alcuna consolazione, se mai ne esiste una la si trova nella vita”
Recensione di Patrizia Zara
CREPITIO DI STELLE, di Jón Kalman Stefánnson
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