La narrativa gialla vista dalla parte di chi indaga – Il Commissario Sanantonio (Frédéric Dard)
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Il Commissario Sanantonio (Frédéric Dard)
Sanantonio, un unicum
Fin dall’inizio, nel lontano 1949, le avventure del commissario Sanantonio si differenziano dagli altri gialli e dagli altri romanzi di Frédéric Dard (scritti sulla scia di Simenon) per il fatto che l’eroe-narratore è disinvolto, a tratti volgare, usa l’argot e ha un devastante senso dell’umorismo, cosa che, agli occhi dei non addetti ai lavori, disarma in qualche modo la natura sinistra e violenta della narrativa poliziesca.
L’aspetto fondamentale della serie è il linguaggio colorito, sarcastico e incredibilmente innovativo. Neologismi, giochi di parole, spoonerismi, catacresi (che portano l’autore a estendere una parola o una locuzione oltre i limiti del suo significato), distorsioni, anglicismi alterati: questo linguaggio viene molto spesso inventato.
Frédéric Dard disse una volta: “Ho fatto carriera con un vocabolario di 300 parole. Tutte le altre le ho inventate io”. Degli 11.534.212 (sì, qualcuno le ha contate) di parole scritte da Frédéric Dard, 10.000 almeno sono parole nuove; paradossi, metafore inaspettate, linguaggio prezioso e colto si mescolano a slang, regionalismi, aforismi, sineddochi, riordini sintattici e al vigore della lingua francese (Dard ama e irride Rabelais e schifa Ruy Blas, che diventa Ruy Bla Bla). È questa la chiave del successo della serie che la porterà in seguito a diventare oggetto di un intenso interesse accademico, come “elemento della modernità letteraria francese ”.
Il commissario Sanantonio è un personaggio vincente, uomo dalle mille sfaccettature: commissario, ma anche agente segreto, capo della polizia, anche romanziere (con un artificio letterario, Sanantonio scrive e racconta infatti, con il linguaggio estremamente colorito di cui è propria la serie, i romanzi di cui è lui stesso l’eroe).
Leggendo le sue avventure, non sappiamo molto di Sanantonio. Il suo nome di battesimo è Antoine, segno zodiacale Cancro ascendente al Sagittario, ha frequentato il liceo a Saint-Germain-en-Laye ma se ne ignorano eventuali prodezze universitarie che, comunque, non impediscono al nostro di sapersi destreggiare pressoché in qualsiasi argomento. È al tempo stesso anticonformista e borghese con il gusto del lusso (sempre ben vestito e amante delle belle auto, di cui cita le marche), ma privo del gusto per il denaro facile. Al contrario, è un uomo di grande onestà e probità, e rifiutava di trarre vantaggio personale dalle situazioni. Come scopriamo nel romanzo Des clientes pour la morgue (n. 7, giugno 1953), ha abitato al 103 di rue de l’Église, a Neuilly-sur-Seine, indirizzo fittizio (la via termina al numero 30). Da un certo punto in avanti abiterà nella casa della madre Felicié a Saint-Cloud, donna in qualche modo innamorata del proprio figliolo e che partecipa spesso alle sue rocambolesche avventure.
Le donne sono senz’altro il suo cavallo di battaglia. Con le sue conquiste, tantissime, mette in mostra il suo charme irresistibile e offre loro le sue prodezze sessuali dai nomi coloriti come “bicicletta iugoslava” o “carriola cinese”. Le usa e le getta perché ce n’è sempre un’altra che attira la sua attenzione, vuoi per puro piacere, vuoi perché utile all’indagine. A volte, con il gentil sesso, ci va giù pesante.
Fisicamente non sappiamo praticamente nulla di lui, se non che ha i capelli scuri, pesa 90 chili ed è un belloccio che piace molto alle donne. Altri dettagli sulla sua persona variano o si contraddicono nel corso delle avventure. Alcune copertine dei romanzi gli conferiscono il volto di un uomo forte e irascibile.
In buona parte delle sue avventure, il nostro si accompagna a due coloriti personaggi secondari, l’ispettore Pinaud, detto il decrepito, e soprattutto Bérurier, “un’immonda massa di grasso, nonché la quintessenza dell’ignobile ”. È grazie al loro impulso esilarante, che questi romanzi polizieschi si sono gradualmente evoluti verso un grado di ironia, humour e sarcasmo più marcati, trasformandosi in una parodia ubriacante che alla fine è sfocia in un festival del delirio di ogni tipo, dove un numero incalcolabile di personaggi secondari dai nomi sempre più improbabili popolano paesi sempre più immaginari.
Armand de Caro, un giovane editore, scoprì il primo romanzo di Sanantonio alla libreria Pinaud. Folgorato, invitò Frédéric Dard a raggiungerlo alla Fleuve Noir, casa editrice che aveva appena fondato con Guy Krill e che Dard rese celebre. Il 5 dicembre 1950, apparve il secondo San-Antonio: Laissez tomber la fille, n. 11 della collana “Spécial-Police”. La copertina era disegnata da Michel Gourdon, che rimarrà l’illustratore fisso della serie per oltre vent’anni.
Ancora oggi, in qualsiasi edicola francese, le avventure del commissario Sanantonio si trovano in alte pile che i suoi vecchi e nuovi appassionati comprano e rileggono. Sono stati fatti alcuni orrendi film, ma nessuno è mai riuscito a catturare la fantastica, dissacrante personalità di questo commissario. Sullo schermo è stato interpretato da Gérard Barray, Philippe Gasté e Gérard Lanvin. Di recente ho scoperto un attore degli anni ’60, Jean-Claude Bercq, che a mio avviso ha proprio la faccia che ho sempre immaginato per Sanantonio.
Di Enrico Pandiani
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