LA FINESTRA SUL PORTO Claudio Piersanti

LA FINESTRA SUL PORTO, di  Claudio Piersanti (Feltrinelli – maggio 2025)

Recensione 1

Si può raccontare la felice malinconia? E come deve essere questa strana sensazione che ci attanaglia e che non ci fa star bene ma che, in qualche, modo, assomiglia ad una felice malinconia?

Ora, i libri che raccontano l’animo umano, gli incantesimi, i pensieri e le ossessioni appartengono tutti ad un genere letterario che assomiglia al thriller sentimentale. Nelle pagine de “La finestra sul porto”, man mano che si va avanti nella lettura, si avverte che sta per succedere qualcosa ma non si capisce se e quando “quel qualcosa” capiterà.

Il romanzo che vi propongo è raccontato in maniera magistrale. Potrebbe essere una nostra storia, anche.

Roberto, di professione avvocato, si trova spesso con una coppia di amici, Maria e Piero, lei archeologa e lui ex attore. Roberto ha una casa che si affaccia sul mare nella quale trascorre segretamente parte delle sue giornate. Poi, succede, che una sera Roberto dichiara il suo amore (da sempre nascosto per anni) a Maria e Maria, coglie quell’opportunità per girare pagina, darsi una seconda possibilità. Vivono la loro relazione e, tra tante titubanze, lei lascerà il marito Piero. Piero vivrà questo abbandono come un doppio tradimento e cercherà in tutti i modi di vendicarsi e di rovinare loro la vita. Arriverà un gesto disperato che trasformerà la storia in tragedia.

Il romanzo ci lascia sospesi dentro una dolce malinconia anche dopo la tragedia, quando la nuova coppia avrà un bambino.

“Il bambino non sapeva come fare il bambino e lui non sapeva come fare un padre. Stavano imparando assieme.”

Da leggere assolutamente

Recensione di Angelo Orsingher

Recensione 2

Claudio Piersanti, con il suo nuovo romanzo conduce il lettore in una narrazione silenziosa e intensa, incentrata su un personaggio complesso, Roberto, avvocato di provincia, solitario e abitudinario. La sua vita si muove tra routine consolidate e un rapporto ambiguo con la città che lo circonda (forse Genova) percepita come ostile e distante. A offrirgli una tregua da questo mondo è una piccola casa affacciata sul mare, eredità della madre, che diventa per lui rifugio e confidente, simbolo della possibilità di un’esistenza alternativa.

Roberto vive circondato da pochi affetti: Piero, un ex attore e regista frustrato, e sua moglie Maria, archeologa appassionata e donna di rara sensibilità. Il legame con la coppia è fondato su un equilibrio delicato, in apparenza inossidabile, ma segretamente minato da un sentimento profondo e represso: l’amore che Roberto nutre per Maria. Questo sentimento, taciuto per anni, trova però modo di emergere, improvviso e ineluttabile, mutando radicalmente il corso degli eventi. L’amore, pur portando momenti di gioia autentica, si accompagna a un carico di dolore, di perdita, e di senso di colpa che finisce per scuotere le fondamenta dell’interiorità dei personaggi.

Piersanti, in questo romanzo, mostra la sua consueta maestria nello scavo psicologico. Ogni personaggio è tratteggiato con finezza e misura: Roberto, nella sua apparente freddezza, nasconde un mondo emotivo ricco e dolente; Maria rappresenta il fascino dell’autenticità e della bellezza interiore; Piero, invece, incarna le aspirazioni frustrate e l’ambiguità morale. L’autore non giudica, ma esplora, con sguardo empatico e partecipe, le contraddizioni dei suoi protagonisti, permettendo al lettore di cogliere le loro fragilità più intime.

Dal romanzo emergono domande profonde e universali: è possibile che un amore inaspettato possa dare senso a un’intera esistenza, pur a costo di dolore e perdita? Fino a che punto i sentimenti repressi determinano le nostre scelte e i nostri fallimenti? E ancora, possiamo davvero sfuggire alla solitudine o essa è parte costitutiva della condizione umana? A questi interrogativi, Piersanti non offre risposte definitive, ma invita a una riflessione aperta, che trova forza proprio nell’ambiguità e nella complessità dell’esperienza umana.

 

Recensione di Moreno Migliorati

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