LA CASA DELLE TENEBRE, di Jo Nesbø (Einaudi – novembre 2024)
Non sapevo che Jo Nesbø si fosse cimentato anche con l’horror e quando ho visto sullo scaffale “La casa delle tenebre” ho pensato di avere a portata di mano una golosa novità. In realtà è un romanzo del 2012 e poi ho anche scoperto che ha deluso gran parte dei lettori, ragion per cui l’autore, versatile e capace di grandi risultati in molti ambiti oltre a quello della scrittura, deve aver pensato che fosse meglio tornare al thriller e al crime di cui è uno dei protagonisti indiscussi.
La storia comincia con un evento surreale: due quattordicenni stanno bighellonando ai margini del bosco in cerca di qualche scherzo idiota da fare per passare il tempo. Una cabina telefonica solitaria sul bordo della strada suggerisce loro l’idea di fare uno scherzo telefonico, ma uno dei due viene letteralmente risucchiato nel ricevitore e svanisce nel nulla. Ovvio che nessuno creda al quattordicenne superstite, Richard Elauved, che oltretutto è considerato dalla piccola comunità un adolescente asociale e problematico. L’unica che sembra dargli credito è Karen, una compagna di classe, che lo incoraggia ad indagare per capire cosa sia davvero successo.
Mentre seguivo un Richard sempre più invischiato in una vicenda assolutamente incredibile, Nesbø mi ha costretta a un brusco cambio di prospettiva. Nella seconda parte infatti Richard è uno scrittore trentenne e famoso che organizza una rimpatriata al paese dove è cresciuto e dove ha ambientato il suo ultimo romanzo. Le vicende della sua infanzia e quelle narrate nella prima parte vengono presentate in una versione diversa dove tutto sembra trovare un senso nuovo finché, durante la cena organizzata nella villa dove il protagonista e gli amici di un tempo si sono riuniti per festeggiare, tutto si trasforma di nuovo in un vero e proprio incubo. Ma sul più bello… arriva la terza parte a rimescolare di nuovo le carte.
Che dire? L’atmosfera è cupa e coinvolgente, il thriller si mescola ad elementi sovrannaturali e fiabeschi e lo stile di scrittura è impeccabile e fluido, ma le giravolte narrative dell’autore non mi hanno convinta del tutto, nonostante l’originalità della trama. Lo consiglierei agli appassionati del genere? Sì, tutto sommato.
Recensione di Cristina Quochi
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