
LA BADANTE E IL PROFESSORE, di Bruno Morchio (Mondadori – ottobre 2024)
Morchio ha proprio deciso di abbandonare il mio protagonista preferito dei suoi gialli: parlo di Bacci Pagano che ormai sembra aver concluso le sue avventure investigative, seppure con mio grande rimpianto. E neppure mi sono trovata di fronte al nuovo improvvisato investigatore de La fine è ignota, lo stravagante Mariolino Migliaccio! Ecco qui invece un nuovo protagonista, un ragazzino di dodici anni, Filippo Sarzana, detto Sarzanetto, un adolescente con i primi sommovimenti ormonali causati dalla bella e giovane governante del vecchio professore Canepa, che lo ha preso sotto le sue ali per colmare le lacune nella sua preparazione scolastica. E così, quando rientrando dal bar in cui si erano recati a prendere una cioccolata calda, come era loro abitudine, Filippo e Natalia, la badante, trovano il professore con il cranio spaccato da un busto di Leopardi ed in paese si scatenano i pettegolezzi per l’eredità lasciata alla giovane donna; il ragazzino decide allora che deve mettersi ad indagare su chi possa aver ucciso il suo insegnante, posto che la polizia non brilla certo per capacità investigative.
Questo della badante e dell’eredità lasciatale è un po’ uno stereotipo, soprattutto quando la prima è bella e giovane e l’assistito è vecchio e presumibilmente succube e incantato dalle doti della donna; e su questo Morchio ci gioca molto, anche perché la bella Natalia alterna momenti in cui è seducente, vestita di pizzi, ad altri in cui è in ciabatte e vestita come una donna vecchia. Questo fa sì che anche Filippo alterni momenti in cui crede ciecamente alla innocenza della donna a momenti in cui viene preso dai dubbi pensando, anche con una punta di gelosia, che forse esiste un complice che l’ha aiutata; questa alternanza di sentimenti non gli impedisce tuttavia di indagare con l’aiuto di un giornalista innamorato della sorella. Riusciranno così i due investigatori un po’ scalcagnati a trovare il colpevole?
Un po’ giallo, un po’ romanzo di formazione, il libro si legge bene ma nonostante tutto devo confessare che Bacci Pagano continua a mancarmi molto.
Recensione di Ale Fortebraccio
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