JAUME CABRÈ, scrittore misconosciuto in Italia: sottovalutato in maniera inconcepibile

JAUME CABRÈ, scrittore misconosciuto in Italia: sottovalutato in maniera inconcepibile

 

In questo post non parlerò di un singolo libro, ma di uno scrittore a mio parere misconosciuto in Italia: sottovalutato in maniera inconcepibile.

Non è facile trovare nelle librerie italiane le opere di Jaume Cabrè; ‘Io confesso’, il suo romanzo più recente tradotto in Italia e forse il più bello, non si può neanche comprare on line perché da lungo tempo è ‘attualmente non disponibile’ e immagino sia per una tale difficoltà che anche nel nostro sito web l’interesse dedicato a questo autore appare marginale. Eppure si tratta di uno dei più prestigiosi intellettuali spagnoli, riconosciuto e tradotto a livello internazionale per quello che è: uno dei grandi scrittori della nostra epoca.

Jaume Cabrè è nato e vive a Barcellona, scrive in catalano, insegna all’Università catalana di Lleida, è membro dell’Istituto di Studi Catalani: egli è, pertanto, radicato in quella cultura densa di autonomia, però non la utilizza nei suoi scritti come una visione del mondo, non vuole proporre modelli, vuole raccontare.

In Italia di Cabrè sono stati sinora pubblicati cinque romanzi (Io confessoLe voci del fiume – Signoria – Quando arriva la penombra – L’ombra dell’eunuco) e una raccolta di racconti (Viaggio d’inverno). Utilizzerò poche parole per le due opere che mi sono più care.

‘Io confesso’ è la storia, dall’infanzia sino alla morte, di Adrià Ardèvol, un uomo mite, sensibile che, attraverso la conquista di una cultura sterminata, vuole riscattare la violenza che pesa sulla sua famiglia; è la storia di un violino cremonese che diventerà strumento di tradimenti, quasi un simbolo del male di cui gli uomini sono capaci in ogni tempo; è anche la storia di Sara che Adrià amerà per sempre; è, infine, la storia umana di un’epoca che dall’antichità, passando per l’orrore del nazifascismo e del franchismo, arriva sino ai giorni attuali: ‘Io confesso’ è un capolavoro.

 

 

‘Le voci del fiume’ è la narrazione dell’odio, che la guerra civile ha diffuso nelle valli dei Pirenei dove è ambientato il romanzo, e della vendetta che annientarono con infamia la vita del maestro Oriol Fontelles e segnarono in modo indelebile quella di sua moglie. Sessant’anni dopo, un’altra maestra recupera, dietro la lavagna della vecchia scuola che sta per essere demolita, alcuni quaderni contenenti le confessioni che Oriol Fontelles scrisse per scagionarsi agli occhi della figlia che sarebbe nata dopo la sua morte. Questo libro, bello come ‘Io confesso’, diventa In tal modo anche la storia della memoria, che assurge a riscatto e a rimedio dal male.

 

 

È certo illusoria e rischia di essere ingannevole la pretesa di riassumere in così poche parole strutture narrative complesse, potenti, originali, dallo stile incantevole e coinvolgente, ricche di personalità. Perciò vi chiedo di esprimere il parere di chi ha avuto modo di conoscere qualche opera di Jaume Cabrè e mi auguro che alcuni di coloro che non lo hanno fatto trovino un impulso a leggere per la prima volta una qualunque di quelle già pubblicate e a formulare le proprie considerazioni: sono convinto che non ne rimarrete delusi.

Recensione di Giovanni Rossi

 

 

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