IO CHE TI HO VOLUTO COSÌ BENE Roberta Recchia

IO CHE TI HO VOLUTO COSÌ BENE, di Roberta Recchia (Rizzoli – maggio 2025)

Recensione 1

Da troppi anni, le pagine di cronaca si macchiano di rosso. Rosso come le decollete, simbolo della violenza contro le donne, rosso come il sangue di tante donne, tradite spesso da coloro che amano o che una volta hanno amato.

Quello di cui spesso non si parla, è che quando muore una persona in questo modo, ci sono due famiglie che soffrono: la famiglia della vittima e quella del carnefice.

È proprio di quest’ultima che Roberta Recchia si occupa in questo secondo, avvincente e coinvolgente romanzo. La famiglia dell’omicida della ragazza uccisa in Tutta la vita che resta (non metto nome della vittima nè dell’assassino, casomai qualcuno non avesse letto il primo romanzo).

La famiglia del carnefice è una famiglia onesta, che vive dei propri lavori onesti, che ha educato i due figli (l’omicida e il fratello minore Luca, tra l’altro innamorato della vittima) all’onestà e al rispetto. Una famiglia il cui padre si vede accusato ingiustamente di favoreggiamento, la cui madre cade in depressione per il dispiacere, la cui casa subisce atti vandalici, il cui fratello, che somiglia come una goccia d’acqua all’omicida, sarà escluso, trattato male, colpevolizzato solo perché è fratello di….

I suoi genitori, per proteggerlo, a 14 anni, gli daranno un biglietto del treno di sola andata per Bergamo, dove vive lo zio paterno Umberto che lo tratterà come un figlio. Luca sarà colpevolizzato dalla moglie, la zia Mara, per il matrimonio in crisi, per la gente che li evita, per il fatto che potrebbe comportarsi come il fratello.

Ma Luca resiste, grazie all’amore sempre più profondo per Flavia, sua compagna di scuola nella città d’origine, all’amicizia di Davide, conosciuto nel collegio, dove lo zio è vice e poi preside.

Affronta lutti, difficoltà, il fardello pesante di avere un fratello cosi…..

Un romanzo che emoziona, coinvolge, tiene incollati. Si prova il desiderio di proteggere Luca, i suoi genitori, di dir loro che non hanno colpe, che meritano di ritrovare la felicità, che non sono soli.

Roberta Recchia si conferma una grandissima scrittrice, capace di creare una storia intensa sulla capacità di rinascere e perdonare, con un protagonista, Luca, a cui non si può non voler bene.

Recensione di Pamela Meloni

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Recensione 2

È molto difficile ottenere lo stesso risultato con una storia che potrei definire parallela: questo e’ il secondo libro che leggo di questa bravissima scrittrice; il primo, Tutta la vita che resta, racconta grosso modo la stessa storia anche se una sola cosa li accomuna: la figura di Betta Ansaldo, una bellissima e intraprendente giovane ragazza stuprata e uccisa violentemente di notte su una spiaggia del litorale laziale.

Nel primo libro l’angolatura del racconto è quella di una famiglia felice, serena, sconvolta dal brutale destino della figlia.

Qui leggiamo della famiglia dell’assassino, un’altra famiglia distrutta e sconvolta da fatti che trascendono completamente dalla vita serena e normale vissuta fino “ad un attimo prima” che i carabinieri bussassero alla porta ribaltando certezze e sentimenti in maniera definitiva.

Figura centrale è Luca, un ragazzino adolescente, che passa improvvisamente dall’essere il piccolo di casa, coccolato e protetto ad essere abbandonato da due genitori che non sanno e non possono proteggerlo dalla tragedia che ha colpito la loro famiglia, perche distrutti dal dolore causato dal gesto del figlio maggiore, fino a ieri “un ragazzo modello”.

Grandi temi sono affrontati in questo libro, temi che riguardano non solo i rapporti familiari, ma la coscienza e la tutela del proprio piccolo mondo quando le avversità lo sconvolgono.

Luca viene allontanato dalla sua realtà e dovra’ maturare precocemente proprio in quell’ età più difficile che è l’adolescenza.

La storia si dipana per un certo numero di anni, seguendo i personaggi nella loro crescita e nel loro non sempre facile rapporto con il mondo.

Nell’ultima parte del libro è come se la scrittrice volesse darci più informazioni sulla vita dei protagonisti che, a mio parere, sono davvero troppe e appesantiscono il racconto rendendolo un po’ scontato. Si perde il pathos che mi ha colpito nella prima metà del libro dove i risvolti psicologici sono molto approfonditi.

Si riprende completamente negli ultimi capitoli dove il percorso si conclude con scelte di grande impatto, spesso commoventi e molto sentite

Un buon libro

Recensione di Teresa Chi

Intervista a Roberta Recchia

Abbiamo intervistato Roberta Recchia che ci ha parlato approfonditamente del suo romanzo d’esordio “Tutta la vita che resta

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